Napoli, la prima volta di Jorit: a volto scoperto con Ilaria Cucchi

Napoli, la prima volta di Jorit: a volto scoperto con Ilaria Cucchi
Il volto di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi ucciso nel 2009, è protagonista del nuovo murale dello street artist Jorit Agoch a Napoli. Il lavoro è stata...

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Il volto di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi ucciso nel 2009, è protagonista del nuovo murale dello street artist Jorit Agoch a Napoli. Il lavoro è stata realizzato su una facciata di un immobile comunale nel quartiere Vomero ed è stato inaugurato oggi alla presenza dell'artista che per la prima volta ha mostrato il suo volto, di Ilaria Cucchi, del sindaco Luigi de Magistris e dell'assessore al Welfare, Roberta Gaeta.


«Ilaria - ha affermato Jorit - per me, ma credo per il Paese, è un simbolo di resistenza, lei rappresenta la lotta per la giustizia. Credo che sia una vera patriota italiana perché, al di là della retorica, schierarsi dalla parte dei deboli è sempre sentirsi parte di una comunità più grande». La realizzazione del murale rientra nel progetto delle Politiche sociali del Comune di Napoli, in collaborazione con la cooperativa La Locomotiva, La città dei ragazzì ed ha coinvolto il tavolo interassessorile per la creatività urbana dell'amministrazione comunale. A lavorare con Jorit sono stati un gruppo di giovani napoletani che con lui hanno condiviso la scelta del soggetto. Sulle mura dell'immobile non solo il volto di Ilaria Cucchi, ma anche quello del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e altre immagini che richiamano ai valori della pace, dell'empatia, della conoscenza e dell'uguaglianza.

«Questo lavoro meraviglioso che avete realizzato per me - ha detto Ilaria Cucchi - lo dedico a tutti coloro che sono considerati gli ultimi. Voi ragazzi siete la nostra speranza di riuscire ad avere una società migliore e meno preda della discrezionalità di chi ha potere. A voi dico: battetevi sempre per ciò che ritenete giusto nel rispetto delle istituzioni e delle regole». 



«Napoli si schiera accanto a Ilaria, alla sua battaglia per la giustizia che è anche una battaglia per i tanti uomini onesti delle forze dell'ordine. La morte di suo fratello Stefano è una vergogna», ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, presentando il murale realizzato al Vomero. Secondo de Magistris, «l'omicidio di Cucchi è una pagina ignobile e criminale che ha contraddistinto la storia istituzionale del nostro Paese e ritengo che la battaglia che sta conducendo sua sorella Ilaria sia determinante per il raggiungimento di giustizia e verità. Sono convinto - ha aggiunto - che senza di lei la verità non si starebbe avvicinando. Finalmente il muro di gomma istituzionale sporco di sangue si sta rompendo». De Magistris ha anche evidenziato come la realizzazione di simili opere possa «scuotere la coscienza degli indifferenti che a volte hanno un ruolo fondamentale nel far vincere il male».
 
Guest star dell'evento, la sorella di Cucchi ha rivolto il suo abbraccio alla famiglia di Davide Bifolco: «Venendo qui a Napoli - ha detto - il primo pensiero è andato a loro. Lo so che è difficile, che fa male accettare quella condanna, ma è importante arrivarci alle condanne perché dobbiamo ricordarci che la stragrande maggioranza delle volte simili processi non arrivano nelle aule di Tribunale. Le condanne ci sembrano sempre poche. In realtà, di fronte alla morte soprattutto di un ragazzino, che non aveva fatto nulla di male a nessuno, le condanne non sono mai sufficienti ma ciò che conta è non fermarsi agli anni di condanna. Dobbiamo andare avanti e ottenendo condanne, qualunque esse siano, si sta aprendo una strada, un varco non solo per noi ma per un percorso di civiltà e per tutti gli altri che un domani potrebbero subire la stessa sorte». 
 

Sul processo per la morte del fratello avvenuta nel 2009, Ilaria Cucchi ha detto: «Mi darò pace quando sarà fatta giustizia per la morte di Stefano, ma non perché mi diverta a vedere condannato qualcuno ma perché le sentenze di condanna dei responsabili di simili reati, anche e soprattutto quando indossano una divisa, devono essere un monito per tutti gli altri loro colleghi che un domani potrebbero sentirsi legittimati ad agire nella stessa maniera spinti dal senso di impunità». 
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Il Mattino