«Non doversi procedere per intervenuta prescrizione» recita il dispositivo della sentenza con cui i giudici della seconda sezione della Corte d'appello di Napoli...
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In mattinata si erano diffuse notizie della sentenza di Appello e le dichiarazioni di Papa a descrivere la «fine di un calvario». «Con l'indagine ho perso famiglia e lavoro ma guardo avanti. Non lo auguro a nessuno, con il paradosso che mi hanno arrestato i colleghi deputati e mi hanno assolto i giudici» aveva fatto sapere Alfonso Papa. Poi la precisazione della Corte: «è intervenuta la prescrizione». Tra 90 giorni si conosceranno le motivazioni della decisione che ha chiuso il secondo capitolo giudiziario di un'inchiesta avviata nel 2010 dai pm Woodcock e Carrano e culminata nell'estate del 2011 con l'arresto dell'allora deputato Pdl Alfonso Papa. L'arresto fu autorizzato dalla Camera il 15 luglio 2011. Papa rimase in cella, nel carcere di Poggioreale, per 101 giorni. Il 31 ottobre successivo ottenne i domiciliari e il 23 dicembre la libertà. Basta fare pochi calcoli per comprendere quanto tempo sia trascorso dai fatti. Ora la prescrizione ha azzerato le accuse che in primo grado, nel processo conclusosi a dicembre 2016, avevano portato alla condanna dell'ex deputato a quattro anni e sei mesi di reclusione per reati di concussione per induzione nei confronti degli imprenditori Alfonso Gallo e Marcello Fasolino e di istigazione alla corruzione nei confronti dell'ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni. Per altri episodi finiti al centro dell'inchiesta, Papa (difeso dagli avvocati Carlo Di Casola e Giuseppe D'Alise) ottenne invece l'assoluzione già nel primo processo. Tutto ruotava attorno alla cosiddetta P4, al ruolo del faccendiere Luigi Bisignani (che patteggiò una condanna a un anno e sette mesi) e a un giro di informazioni su indagini in corso usate o millantate per creare potere e ottenere favori e regali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino