Ne uccide più la strada che la pistola. Difficile a crederlo, ma nella città dei clan, delle paranze di bambini scatenati, delle stese e degli agguati di camorra...
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I dati sono quelli ufficiali, così come emergono dal lavoro di raccolta e analisi dell'Unità operativa infortunistica stradale, guidata dal capitano Antonio Muriano e coordinata dal comandante della Polizia municipale Ciro Esposito. Da queste cifre è anche possibile stilare la mappa che traccia le dieci strade più pericolose di Napoli. Ma procediamo con ordine.
Quello di settembre, in particolare, è stato un mese terribile durante il quale si è registrato - come a gennaio - il picco di persone decedute: quattro. Era accaduto anche a gennaio. Ancor meno confortante il bilancio del 2018: con 31 morti e un totale di 4583 incidenti rilevati (3199 dei quali con feriti). I numeri spiegano anche come a rischiare la morte siano in prima linea i pedoni, seguiti dai centauri e solo in ultima battuta dai conducenti di autoveicoli. In questa tragica statistica c'è posto anche per gli animali: una strage che colpisce soprattutto poveri cani e gatti randagi, che a centinaia vengono investiti in strada (nel 2018 in questo elenco rosso sangue è finito persino un cavallo, travolto da un Tir nella zona orientale dopo che la carrozzella che trainava fu sbalzata in curva da un'automobile).
A conferma del grave allarme sociale destato dal fenomeno, quello degli incidenti stradali è stato oggetto in più di una occasione anche dei lavori del comitato per l'ordine pubblico. E si tenga conto che a queste cifre - relative al totale degli incidenti che si verificano nel perimetro urbano - vanno poi aggiunte anche quelle relative a tutti i sinistri (alcuni anche mortali) che si verificano lungo il percorso della Tangenziale.
«Purtroppo - spiega il capitano Muriano - alla base di queste tragedie c'è quasi sempre la mancanza del rispetto delle regole. A cominciare dalla alta velocità, prima responsabile dei casi di incidente più gravi, o in ogni caso dalla inosservanza delle prescrizioni imposte dal codice della strada. Le nostre statistiche parlano chiaro e spiegano come, almeno nella metà dei casi, i sinistri che causano la morte derivano dal mancato uso del casco per i centauri e delle cinture di sicurezza per chi guida una macchina».
Poi ci sono i poveri pedoni. Attraversare le strade, a Napoli, è quasi sempre un'avventura che si accetta a proprio rischio e pericolo. Quel che in ogni parte del mondo è regola - l'automobile che per consentire il passaggio a piedi rallenta già dieci metri prima della zona zebrata - qui da noi resta un optional. «Noi - conclude Muriano - agiamo non solo quando si verifica un incidente, ma investendo anche sulla prevenzione. Andiamo nelle scuole a fare educazione civica e stradale: ma ci cadono le braccia quando poi, all'uscita dall'aula, vediamo i padri dei ragazzini in sella a scooter senza casco».
Statistiche alla mano, è possibile anche delineare una mappa delle strade più a rischio in città. A cominciare da via Diocleziano, che specie di sera si trasforma in un pericoloso velodromo; poi ci sono via Caravaggio, via Mario Palermo, via Sant'Ignazio di Loyola, il corso Vittorio Emanuele, via Bagnoli, via Montagna Spaccata, il raccordo stradale tra Vomero e Pianura, via Marina e via della Villa Romana.
Dietro l'aumento degli incidenti stradali spesso ci sono anche cause legate ad abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Anche in questo senso i dati dell'Unità operativa di via de Giaxa parlano chiaro: Su 132 conducenti di moto e auto responsabili di sinistri, 43 sono risultati positivi ai test antidroga e 19 a quelli dell'etilometro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino