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Lo hanno omaggiato capi di stato, artisti e colleghi del campo, e anche i supereroi, nella fantasia dei fan. Eppure qualche dedica a Diego Armando Maradona stupisce più di altre: se a farla è un uomo qualsiasi che coltiva altre fedi, calcistiche e spirituali.
Il giorno dopo la scomparsa del più grande giocatore di calcio della storia tanti discepoli del culto del “D10S” si sono ritrovati ai Quartieri spagnoli, dove presso i murales che lo ritraggono la devozione popolare ha spontaneamente allestito, nelle ore seguenti la morte, il suo altare laico.
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Nel testo si legge la prima informazione, già di suo clamorosa: “Sebbene io sia interista sin da bambino non ho mai messo in dubbio la tua lealtà sportiva”. Un interista che va in pellegrinaggio per Maradona è la conferma che il calciatore sia amato al di là del tifo. Ma dopo il biglietto prosegue: “Certamente sei nel cuore e nella mente di Geova nostro Dio”. Se un testimone di Geova sfida la dottrina, che impone severi divieti sul culto delle immagini e sulla santificazione dell’uomo, vuol dire qualcosa: superare il credo sportivo e religioso in un sol colpo. Praticamente un miracolo, cose che solo Di(eg)o può fare.
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