Omicidio in trattoria a Melito, il boss Vincenzo Nappi attirato in trappola: nessuna via d'uscita, due killer nel locale

Tra i pochi avventori nessun testimone: "Ci siamo riparati sotto i tavoli"

La scena del delitto; a destra la vittima, Vincenzo Nappi
Ucciso mentre pranzava in trattoria. Vincenzo Nappi, 57 anni, personaggio “di rispetto” tra Melito, Mugnano e Marano, ritenuto dalla Dda il capozona a Melito per una...

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Ucciso mentre pranzava in trattoria. Vincenzo Nappi, 57 anni, personaggio “di rispetto” tra Melito, Mugnano e Marano, ritenuto dalla Dda il capozona a Melito per una costola della galassia criminale degli scissionisti - un tempo un unico clan diretto dal Raffaele Amato e Cesare Pagano, oggi un coacervo liquido di gruppi, sottogruppi e bande in cerca di territori da occupare e sfruttare - è caduto sotto una gragnuola di colpi, attirato in trappola, pochi minuti prima delle quattordici, nella trattoria “Gaetano & Teresa”, che a quanto pare non frequentava con assiduità. Ma che, hanno subito notato gli inquirenti, non ha vie d’uscita, essendo ubicata in una corte interna di un vecchio edificio in via Lavinaio e disponendo di una sola porta, larga quanto quelle di un basso.

Ad agire due killer. Rapidi. Silenziosi. Spietati. Sono entrati nel piccolo ristorante già con le armi spianate, volto coperto da passamontagna o forse scaldacollo, berrettini calati fin sopra gli occhi. Vincenzo Nappi, che era seduto da solo al tavolo, probabilmente nemmeno si è reso conto di quanto stava per succedere. E subito si è scatenato un inferno di fuoco. I killer hanno esploso in rapida successione una decina di colpi, molti dei quali hanno raggiunto il bersaglio. Per il ras di Melito, conosciuto con il soprannome di “‘o pittore”, non c’è stato scampo. Doveva morire e così è stato. E mentre si attutiva il rumore degli spari, coperto dalle grida di terrore dei pochi avventori presenti in quel momento nella piccola sala, i due killer sono usciti dal locale trovando nel cortile il complice che li attendeva a bordo di un mezzo a due ruote, accanto a un secondo scooter utilizzato dai killer per allontanarsi. 

Altrettanto velocemente, anche quei pochi clienti, possibili testimoni del delitto, si sono dileguati. La sparatoria è stata segnalata in tempo reale da alcune telefonate anonime al centralino del 112 e a quello della compagnia di Marano. In una manciata di minuti il cortile dove è ubicata la trattoria è stato completamente occupato dalle gazzelle dei carabinieri della compagnia di Marano, che hanno isolato la zona e avviato le indagini coordinata dal pm Nunzio Giugliano, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Impenetrabile, come al solito, il muro di omertà. Chi ancora era nel locale ha giurato di non aver visto nulla: «Mi sono riparato sotto un tavolo».

Ufficialmente disoccupato, Nappi era stato arrestato nel 2011 dai carabinieri della compagnia di Giugliano, dopo una breve latitanza, in un appartamento di Mugnano. Scarcerato nell’agosto del 2020, ha chiuso i conti con la giustizia nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver scontato alcuni mesi di sorveglianza speciale. Aveva anche sistemato le sue vicende personali, separandosi dalla prima moglie che gli aveva dato due figli, mentre ne aspettava un terzo dall’attuale compagna. Per gli inquirenti, Nappi gestiva in regime di monopolio il traffico degli stupefacenti e le estorsioni non solo a Melito ma anche nei comuni vicini.

Fedelissimo di Cesare Pagano, si era guadagnato i galloni da boss per aver “servito” Mariano Riccio proprio nel periodo che ha segnato la scissione, quello dei contrasti tra la frangia fedele a Raffaele Amato e quella affiliata a Pagano, che dal carcere affidò al genero Mariano Riccio le redini del clan. Ancora nessuna certezza sul movente di questo delitto eccellente: tra le varie ipotesi, spicca quella di una riconquista di questo territorio da parte dell’Alleanza di Secondigliano. Se fosse così, i prossimi mesi saranno quelli dell’ennesima guerra di camorra. Questa volta iniziata dal vertice.
 

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Il Mattino