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Hanno agito in modo non improvvisato, riuscendo a organizzare una sorta di staffetta: il primo appuntamento nei pressi degli uffici dell’Asl di piazza Nazionale; il secondo incontro - quello decisivo -, all’interno di un laboratorio in zona Vasto, uno studio clinico convenzionato con la sanità campana. È qui che avveniva il lavoro sporco: la dose di vaccino a terra, spruzzata sul pavimento, in cambio di mille euro per ogni finta puntura. Roba da far esclamare a un presunto esponente della camorra locale frasi di questo tipo: «Certo che questi medici sono un po’ delinquenti... ma è anche vero che per fare certi fatti non possiamo affidarci ai pescitielli di cannuccia... servono soggetti di questo tipo».
Ma torniamo agli studi medici. È di questi giorni il blitz della Procura nei confronti di tre professionisti, tutti indicati come responsabili del mercato di finti vaccini, o meglio, del traffico di green pass. Inchiesta condotta per mesi sotto traccia, pochi giorni fa la discovery incidentale, quando è stato necessario bloccare all’aeroporto di Fiumicino un soggetto del calibro di Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti, e tra i beneficiari del finto trattamento sanitario.
In sintesi, avrebbe comprato i green pass, versando fino a seimila euro nelle mani di medici compiacenti, per assicurare a sè e ad altri componenti della famiglia la possibilità di espatriare.
Ricordate la storia? Imputato a piede libero in un processo per camorra (vicenda per la quale rischia una condanna a dieci anni di reclusione), Luca Esposito sognava una vita nella capitale emiratina, ma non aveva il green pass.
Interessi ritenuti sospetti, che sarebbero comunque riconducibili alla camorra egemone a Napoli, in uno scenario investigativo ancora poco chiaro. Intercettato negli ultimi mesi, Esposito puntava a volare a Dubai, dove aveva intenzione di organizzare un commercio di orologi. A un suo interlocutore, ha spiegato di avere i contatti giusti in terra emiratina, di essere pronto a inserirsi in una trama di interessi organizzati grazie al ruolo di napoletani e di uomini di affari arabi. Inchiesta in corso, Dubai resta una sorta di Mecca per soggetti in odore di camorra, secondo quanto sta emergendo da questo e da altri filoni investigativi. Riciclaggio, prestanomi e finti profili individuali: che in tasca hanno documenti sanitari fabbricati grazie alla compiacenza di insospettabili medici napoletani.
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