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«Che cosa c’è dietro l’angolo?», domandava ai suoi ospiti Maurizio Costanzo quando la tv non aveva ancora acceso i colori. La risposta più arguta la diede Giancarlo Pajetta, politico e partigiano torinese: «Un altro angolo». Quarantacinque anni dopo, quel calembour che con la forza dell’ironia denunciava un senso di incertezza permanente potrebbe essere rivisto: «Che cosa c’è dietro l’angolo? Un altro monopattino». Perché, girando per le città italiane, l’insidia ti viene incontro quando meno te l’aspetti: il nuovo simbolo della mobilità intelligente puoi vederlo spuntare a tradimento da un incrocio o da curva, sfidando semafori, regole e sensi di marcia. Un esercizio di autodeterminazione condiviso con i ciclisti e garantito dall’impunità. A soffiare nelle vele di quest’anarchia, il bonus stanziato per bici e monopattini elettrici, altre due variabili aggiunte all’entropia della giungla urbana.
Così, poiché ogni epoca ha le sue mode, la tavoletta motorizzata dilaga. Se sono sostenibili sul piano ecologico (al netto dello smaltimento delle batterie), però, bici e monopattini elettrici lo sono meno dal punto di vista della sicurezza. Colpa - beninteso - non del mezzo, bensì di chi lo adopera. Ad accompagnare la diffusione della cosiddetta “micromobilità” è infatti una condotta ai limiti delle regole, e talvolta oltre. Come avviene per le bici, infatti, c’è chi inforca il monopattino nella convinzione di godere di una licenza di trasgredire. Il minimalismo su due ruote ha alimentato negli utenti più insofferenti al traffico l’illusione di poter realizzare il sogno di tutti i forzati dell’auto: eludere gli ingorghi, se serve anche camminando sui marciapiedi, e liberarsi del veicolo in un istante.
Se fino a qualche tempo fa i monopattini li trovavi abbandonati un po’ ovunque, però, dal novembre 2021 il Ddl Trasporti ha introdotto il divieto di parcheggio sui marciapiedi con la previsione di apposite aree di sosta. Restano tassativamente vietati l’uso per i minori di 14 anni, la guida contromano, sui marciapiedi e il trasporto di un passeggero. Prescrizioni troppe volte disattese. «A via Toledo, mentre camminavo sul marciapiede, ci è mancato poco che un ragazzo mi salisse sui piedi. Ma i monopattini sono pericolosi anche per chi li porta: a mia figlia non lo comprerei mai, starei perennemente in ansia», dice Anna, che insegna in una scuola elementare a Pianura.
Il pericolo, in effetti, ha diverse facce: da una parte ci sono il pedone che diventa suo malgrado un bersaglio mobile e il malcapitato automobilista che rischia di imbattersi in un mezzo che al buio è poco visibile e arriva magari contromano.
«Devono osservare il codice della strada come gli altri. Sono veicoli a tutti gli effetti, non vanno utilizzati come giocattoli», mette in chiaro Antonio Muriano, a capo della sezione Infortunistica della polizia locale di Napoli, prima di snocciolare la contabilità degli incidenti: «Dal primo gennaio 2021 al 30 giugno 2022 ne abbiamo rilevati 22 in cui erano coinvolti monopattini: in 8 casi ci sono stati feriti lievi, per un totale di 12 persone interessate. Per fortuna, qui la situazione non ha raggiunto ancora un livello di allarme, ma rispetto allo spirito con cui erano nati monopattini e bici elettriche c’è stata una degenerazione». Anche se gli ultimi modelli sono muniti di indicatori di direzione e di un targhino, le contravvenzioni sono poche. «Ne abbiamo elevata qualcuna per guida con passeggero, ma questi mezzi non sono immatricolati, il che rende più difficile il nostro lavoro - spiega Ciro Esposito, comandante della polizia locale - Questo vale ancor più per le biciclette elettriche: alcune sono assimilabili ai motorini, ma non hanno gli stessi obblighi».
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