Napoli, monopattini senza regole: quattro incidenti al mese

Napoli, monopattini senza regole: quattro incidenti al mese
di Davide Cerbone
Domenica 21 Agosto 2022, 23:53 - Ultimo agg. 22 Agosto, 16:20
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«Che cosa c’è dietro l’angolo?», domandava ai suoi ospiti Maurizio Costanzo quando la tv non aveva ancora acceso i colori. La risposta più arguta la diede Giancarlo Pajetta, politico e partigiano torinese: «Un altro angolo». Quarantacinque anni dopo, quel calembour che con la forza dell’ironia denunciava un senso di incertezza permanente potrebbe essere rivisto: «Che cosa c’è dietro l’angolo? Un altro monopattino». Perché, girando per le città italiane, l’insidia ti viene incontro quando meno te l’aspetti: il nuovo simbolo della mobilità intelligente puoi vederlo spuntare a tradimento da un incrocio o da curva, sfidando semafori, regole e sensi di marcia. Un esercizio di autodeterminazione condiviso con i ciclisti e garantito dall’impunità. A soffiare nelle vele di quest’anarchia, il bonus stanziato per bici e monopattini elettrici, altre due variabili aggiunte all’entropia della giungla urbana. 

Così, poiché ogni epoca ha le sue mode, la tavoletta motorizzata dilaga. Se sono sostenibili sul piano ecologico (al netto dello smaltimento delle batterie), però, bici e monopattini elettrici lo sono meno dal punto di vista della sicurezza. Colpa - beninteso - non del mezzo, bensì di chi lo adopera. Ad accompagnare la diffusione della cosiddetta “micromobilità” è infatti una condotta ai limiti delle regole, e talvolta oltre.

Come avviene per le bici, infatti, c’è chi inforca il monopattino nella convinzione di godere di una licenza di trasgredire. Il minimalismo su due ruote ha alimentato negli utenti più insofferenti al traffico l’illusione di poter realizzare il sogno di tutti i forzati dell’auto: eludere gli ingorghi, se serve anche camminando sui marciapiedi, e liberarsi del veicolo in un istante. 

Se fino a qualche tempo fa i monopattini li trovavi abbandonati un po’ ovunque, però, dal novembre 2021 il Ddl Trasporti ha introdotto il divieto di parcheggio sui marciapiedi con la previsione di apposite aree di sosta. Restano tassativamente vietati l’uso per i minori di 14 anni, la guida contromano, sui marciapiedi e il trasporto di un passeggero. Prescrizioni troppe volte disattese. «A via Toledo, mentre camminavo sul marciapiede, ci è mancato poco che un ragazzo mi salisse sui piedi. Ma i monopattini sono pericolosi anche per chi li porta: a mia figlia non lo comprerei mai, starei perennemente in ansia», dice Anna, che insegna in una scuola elementare a Pianura.

Il pericolo, in effetti, ha diverse facce: da una parte ci sono il pedone che diventa suo malgrado un bersaglio mobile e il malcapitato automobilista che rischia di imbattersi in un mezzo che al buio è poco visibile e arriva magari contromano. Dall’altra, ci sono loro, i conducenti: esposti alle insidie più degli altri, guidano un mezzo che, avendo baricentro alto e base di appoggio ridotta, è fortemente instabile, e quasi mai col casco (è obbligatorio soltanto per i minorenni). Come se non bastasse, tra gli utenti si annoverano tanti giovanissimi che hanno scarsa consapevolezza del pericolo. Sono proprio loro ad infrangere più di frequente il divieto di portare un passeggero. Laurie e Cara, che vengono dal Sud della Francia e sono approdate a Napoli da qualche ora, hanno appena lasciato i loro monopattini nel punto in cui via Santa Lucia sfocia su via Partenope. «È comodo visitare così la città, ma qui non rispettano le regole del codice della strada», lamentano. Poco più in là, Roberto, che ha 47 anni e fa il tassista, attende il prossimo cliente. «Qui a Napoli ciclisti e monopattinisti sono come automobilisti e pedoni: indisciplinati. Vanno veloci, fanno quello che gli dice la testa, li usano come se fossero motorini. Ogni giorno mi capita di incontrarli nei punti più impensati e in senso vietato. Tra l’altro, sono silenziosi: non ti accorgi della loro presenza, se non all’ultimo momento. Anche se sei prudente e rispetti il codice della strada, rischi di passare un guaio. In altre città ci sono già stati incidenti gravi, stranamente qui no. Che aspettiamo per correre ai ripari?». Interrogativo pertinente, considerato che nel giorno di Ferragosto sono morti a Modena un uomo di 60 anni e a Vigevano un 42enne, entrambi caduti dal monopattino. Due settimane fa, invece, ad Albano Laziale un bambino di 11 anni si è schiantato contro un tir ed è rimasto ferito gravemente. 

 
 

«Devono osservare il codice della strada come gli altri. Sono veicoli a tutti gli effetti, non vanno utilizzati come giocattoli», mette in chiaro Antonio Muriano, a capo della sezione Infortunistica della polizia locale di Napoli, prima di snocciolare la contabilità degli incidenti: «Dal primo gennaio 2021 al 30 giugno 2022 ne abbiamo rilevati 22 in cui erano coinvolti monopattini: in 8 casi ci sono stati feriti lievi, per un totale di 12 persone interessate. Per fortuna, qui la situazione non ha raggiunto ancora un livello di allarme, ma rispetto allo spirito con cui erano nati monopattini e bici elettriche c’è stata una degenerazione». Anche se gli ultimi modelli sono muniti di indicatori di direzione e di un targhino, le contravvenzioni sono poche. «Ne abbiamo elevata qualcuna per guida con passeggero, ma questi mezzi non sono immatricolati, il che rende più difficile il nostro lavoro - spiega Ciro Esposito, comandante della polizia locale - Questo vale ancor più per le biciclette elettriche: alcune sono assimilabili ai motorini, ma non hanno gli stessi obblighi».

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