Tornano i poliziotti in ospedale, al San Paolo di Fuorigrotta, per acquisire la documentazione sulla morte di Eduardo Estatico, il 72enne per ore in pronto soccorso, sabato...
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Il primo accesso, il 6 febbraio. «Alle 19.54 il paziente raggiunge il pronto soccorso, ma alle 23 firma e va a casa, rifiutando il ricovero», spiega Ferrara. Tre giorni dopo, il 9 febbraio, alle 15.04, l'anziano è di nuovo al triage. «Il suo caso viene classificato con un codice verde, dopo mezz'ora rivalutato come giallo. E il paziente sottoposto a visita, ecografia, tac senza e con mezzo di contrasto, elettrocardiogramma, prelievo ematico». Aggiunge il medico: «Gli esami vengono richiesti alle 17.52», quasi in coincidenza con il fischio di inizio della partita del Napoli e, «lo stesso pomeriggio, risultano altri nove codici gialli e uno rosso in pronto soccorso», che hanno la priorità su tutti gli altri. «Alle 20,35, purtroppo, non c'è più niente da fare per il 72enne. Presumibilmente, a causa di una setticemia che avrebbe potuto essere trattata ma nei giorni precedenti», ipotizza Ferrara, escludendo che possano aver inciso questioni organizzative. «Non risultano, il 9 febbraio, carenze di personale in organico nel pronto soccorso», certifica. È innegabile, però, e riconosciuta dallo stesso direttore sanitario la crisi che attraversa l'intera struttura, per varie ragioni.
«Acquistata più di tre anni fa, la risonanza magnetica non è mai stata installata» denuncia Angelo Ambrosino a nome dell'associazione Salute & ambiente. In cardiologia, al primo piano, ci sono i medici e non gli infermieri, quindi il reparto resta chiuso, i letti vuoti. Un problema sono, appunto, le carenze di personale in organico che colpiscono anche altri reparti e sono acuite dalla difficoltà di reclutare il personale tramite graduatorie a scorrimento e avvisi pubblici senza risposta come accaduto in pediatria, 10 posti letto e sei neonatali. «Qui la situazione è drammatica», segnala Antonio Eliseo, a nome della Fp Cgil. In medicina d'urgenza nomi dei pazienti e numeri dei posti sono aggiunti su un foglio, scritti a penna e incollati sulle barella. «A papà abbiamo portato il cuscino da casa ma questo è il minimo», racconta Guendalina Scotto Pagliara in mezzo alla stanza, circondata da altre nove lettighe. In medicina generale Giovanni Valletta, 65 anni, spiega di essere stato 4 giorni in attesa di un letto. «Un altro paziente, nella camera accanto, 5 giorni» interviene Ciro Russo, 50enne di PIanura, che invece ha avuto un letto dopo «solo 24 ore. Gli operatori fanno quello che possono». In chirurgia d'urgenza una donna è ricoverata dal 24 gennaio: «Mi hanno fatto due volte la colonscopia e asportato un polipo, domani l'operazione definitiva». Naturalmente, in ortopedia è difficile rispettare le 48 ore per le fratture del femore, come indicazione ideale d'intervento, poiché le sale operatorie sono in funzione solo la mattina. Occorrono più anestesisti. Ripercussioni pure in oculistica: «Ho aspettato 5 mesi per l'intervento di cataratta» spiega un'anziana seduta su una sedia di plastica e con le gocce nell'occhio: l'accoglienza è senza comfort. La neurologia, al quinto piano, deve essere totalmente da ristrutturare, mentre i lavori per creare gli spazi dedicati alla procreazione medicalmente assistita sono sospesi ormai da anni: le donne in lista d'attesa fuori tempo massimo. E ancora: nel parcheggio, accanto agli spazi di emergenza, una cordicina sostituisce la barra per fermare le auto; al pronto soccorso la porta d'accesso si spinge soltanto manualmente e, all'interno, aggiunge Eliseo, «l'apparecchiatura di radiologia è ferma per un guasto». E l'assistenza va in tilt. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino