Il primo round della guerra dei tavoli ai baretti di Chiaia se lo aggiudicano i titolari delle attività. Due giorni fa il Tar Campania ha emesso un'ordinanza, dopo il...
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La vicenda è a dir poco macchinosa considerando che si tratta di una guerra di carte bollate, delibere di giunta comunale, concessioni di suolo accordate e poi annullate, sullo sfondo di una movida che ha portato all'esasperazione i rapporti tra «barettari» e residenti nella zona di Chiaia, così come al centro storico, via Aniello Falcone e Bagnoli. Come si arriva al ricorso al Tar dell'«H2No» e del «Wild»? Le occupazioni di suolo (non solo per Chiaia, si intende) vengono regolamentate dal Comune con la delibera di giunta comunale (numero 200) del 19 aprile del 2017, grazie alla quale vengono specificati «gli indirizzi volti a semplificare il conseguimento delle concessioni di suolo pubblico per l'allestimento di arredi di minimo impatto». Indirizzi provvisori, perché al vaglio dell'amministrazione, dallo scorso anno (agosto 2017), c'è un progetto complessivo di «ambiti territoriali omogenei» per le concessioni alle attività di ristoro all'aperto. In parole povere, mentre a Palazzo San Giacomo si sta lavorando sui progetti complessivi di ambito, insieme con la Sovrintendenza, ai gestori viene accordato il permesso di disporre tavolini e sedie fuori dai locali, purché siano «arredi di minimo impatto». Niente ombrelloni, niente gazebo. Il tutto in via eccezionale, fino al 31 ottobre 2017. Successivamente la giunta comunale approva una seconda delibera, la numero 587, che proroga la scadenza delle concessioni rilasciate, in base al precedente atto di giunta, al 30 giugno 2018. Ovviamente previo pagamento per l'intero 2017 e parte del 2018. Nelle more di tutto questo interviene il Suap (sportello unico attività produttive), che inizialmente, a gennaio 2016, invitava i titolari delle attività di via Bisignano a sistemare i tavolini tra il marciapiede e i paletti a bordo strada, in maniera tale da lasciare il marciapiede libero per i pedoni (nonostante parere negativo della polizia municipale). Successivamente, il 24 luglio 2017, lo stesso Suap cambia idea e sulla scorta di una relazione dei vigili urbani chiede di lasciare libero lo spazio tra marciapiede e paletti parapendolari. Lo sportello unico attività produttive invita dunque i titolari a presentare nuovi progetti per le occupazioni suolo o note di osservazione, che arrivano al Suap il 9 settembre. A quel punto il servizio del Comune chiede parere all'avvocatura e il 27 novembre 2017 invia le notifiche ai titolari delle attività: «Via i tavolini dalla strada, rimetteteli sopra il marciapiede». In questa schizofrenia di avvisi, che mutano oggetto di mese in mese, i gestori, ormai sul piede di guerra, non si adeguano per tempo alle direttive del Municipio e fioccano i verbali della polizia locale per occupazione abusiva di suolo pubblico. Nel caso specifico la superficie di occupazione in eccesso, accertata dalla polizia comunale, è considerata «trascurabile». Ecco che il Suap giunge ad una decisione drastica ed invia tra il 10 e il 18 gennaio 2018 le «comunicazioni di annullamento delle concessioni di suolo». A quel punto nessuna attività di via Bisignano ha potuto più porre all'esterno dei baretti sedie e tavoli. La sospensiva del Tar cambia ancora una volta le carte in tavola. E siamo soltanto alla prima puntata dell'interminabile battaglia dei tavolini. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino