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Dal giorno in cui i napoletani sono andati alle urne sono ormai passati quasi nove mesi. Era il 4 ottobre, autunno inoltrato. È trascorso l'inverno, la primavera finirà tra pochi giorni e l'estate è ormai alle porte. Non è bastato l'intero ciclo delle stagioni per dare alle Municipalità napoletane le loro giunte. Le altre grandi città al voto hanno nominato le giunte dei Municipi nel giro di poche settimane. A Napoli, invece, è ancora pieno stallo. Le ex circoscrizioni funzionano soltanto con i presidenti, costretti ad occuparsi senza alcun aiuto di Enti che per dimensioni non hanno nulla da invidiare a Comuni medio-piccoli. Un pasticcio che è frutto delle difficoltà della maggioranza extralarge che sostiene il sindaco. Da un lato i partiti lamentano l'assenza di coordinamento da parte del Comune. Dall'altra a Palazzo San Giacomo sono stanchi di veti e pregiudiziali poste dalle liste. Succede così che tutto è rimasto fermo per troppo tempo. All'inizio si disse che la questione sarebbe stata affrontata dopo il voto in Città Metropolitana. Poi venne rinviata dopo le scelte dei consiglieri delegati dell'ex Provincia. Si è arrivati all'appuntamento delle amministrative 2022 e la voce che corre nelle sedi dei partiti è sempre la stessa: dopo il voto la questione sarà risolta.
Eppure tre settimane fa sembrava esserci stata una schiarita. Il sindaco, infatti, si era imposto per accelerare sulle nomine. In una brevissima riunione ad inizio maggio, l'ultima sull'argomento, da Palazzo San Giacomo comunicarono la decisione presa: sarà lo stesso Manfredi a trovare la quadra. Non solo.
Il nodo sul quale si sarebbe arenata la vicenda è oggi relativo all'unica Municipalità dove la giunta è stata nominata, la sesta. Il presidente del parlamentino Sandro Fucito, infatti, a fine aprile ha rotto gli indugi e ha scelto il suo vicepresidente e due dei tre assessori che compongono la giunta. Ma la scelta dell'ex presidente del consiglio comunale di procedere alle nomine senza attendere l'intesa tra i partiti non è andata giù a molti pezzi della coalizione. Nessun problema per la nomina del vicepresidente, Ferdinando Truglio, scelto in quota Pd con l'ok dei dem. Più contrastate le altre due nomine. Al Movimento 5 Stelle, in particolare, non è piaciuta la nomina di Mariarca Viscovo, che pure era candidata con i grillini. L'attivista, vicina all'area dimaiana, è un profilo che non convince l'area fichiana guidata in città da Ciro Borriello. Un'irritazione, quella del partito guidato da Giuseppe Conte, che è arrivata fino ai livelli nazionali. La responsabile nazionale Enti Locali del Movimento, Roberta Lombardi, ha scritto infatti nelle scorse settimane una lettera a Carlo Puca, delegato dal sindaco al tavolo delle trattative: «Questo incarico non è frutto di alcun accordo con il Movimento. Non può pertanto considerarsi espressione del M5S».
Sul punto i pentastellati sono irremovibili. Senza la revoca degli assessori nominati da Fucito, secondo i grillini, non si può concludere la trattativa. Oggi il sindaco potrebbe accennare anche a questo nel suo incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Su questo fronte, però, i pentastellati hanno anche l'appoggio del Pd, contrario a quella che viene definita una «fuga in avanti» fatta da Fucito. Anche pezzi di sinistra sono sulla stessa linea. Sia in Articolo 1 che nell'area che fa riferimento a Sergio D'Angelo, infatti, la scelta di Antonio Di Costanzo come assessore non è piaciuta. Insomma, il paradosso è che per i partiti il problema è rappresentato dall'unica Municipalità in cui la giunta è stata nominata. E per le altre nove non c'è ancora nemmeno un incontro in calendario per trovare un'intesa.
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