Napoli, occupata la chiesa di San Ferdinando: è lotta per la laicità della confraternita

Napoli, occupata la chiesa di San Ferdinando: è lotta per la laicità della confraternita
Occupazione simbolica nel pomeriggio della Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, a Napoli, in piazza Trieste e Trento, da parte di un gruppo di militanti di diverse...

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Occupazione simbolica nel pomeriggio della Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, a Napoli, in piazza Trieste e Trento, da parte di un gruppo di militanti di diverse associazioni culturali e di membri della Confraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori con le bandiere delle Due Sicilie e un grande striscione: «Giù le mani da San Ferdinando».


Una nota dei Neoborbonici napoletani spiega che l'Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori è proprietaria di una delle chiese più famose della città partenopea, quella di San Ferdinando di Palazzo alla fine di via Toledo, riferimento religioso per il popolo dei Quartieri Spagnoli e per la corte borbonica. Il re Ferdinando II promulgò nel 1841 lo statuto dell'istituzione ancora in vigore, al quale si appellano i membri della Arciconfraternita con oltre 200 confratelli esponenti della nobiltà e di antiche famiglie napoletane e spagnole contro alcune recenti ingerenze della Curia di Napoli. L'istituzione è laica fin dal Cinquecento e vuole mantenersi tale. Guidata dal vicesuperiore, l'ex generale dei Carabinieri Maurizio Scoppa, ha affidato la gestione dei ricorsi all'avvocato Riccardo Imperiali di Francavilla, lo stesso che nel 2016 difese vittoriosamente la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, altra istituzione antica e laica, in una vertenza simile.


«Nel 2018 il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, ha varato una riforma delle Confraternite che prevedeva il nulla osta della Curia sulla nomina degli organi direttivi - spiegano i Neoborbonici -, nonché il controllo dei bilanci ed il versamento di una quota dei redditi delle Confraternite alla Curia ma la riforma non è mai stata recepita dall'assemblea di San Ferdinando. In attesa degli esiti legali, i Napoletani seguiranno la questione anche perché si tratta della difesa di un pezzo importante della storia della città stessa: il grande Pergolesi scrisse per la Confraternita lo Stabat Mater e la chiesa ha ospitato cerimonie importanti nel corso dei secoli sia per le famiglie più famose che, di recente, per gli artisti napoletani. Una battaglia, allora, non solo legale o ecclesiastica ma anche in difesa di tradizioni e memoria». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino