Non sappiamo da quale misterioso gorgo siano affascinati gli imbratta-colonne di piazza Plebiscito, né quale orribile vuoto alberghi nelle loro menti; sappiamo però...
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Le scritte inneggianti all'amore - forse tormentato, forse no - tra Raffy e Anna, un amore cui tutta la città è oggi al corrente, non raccontano solo l'analfabetismo civico e culturale di chi le ha vergate, ma anche lo scandalo di una piazza senza tutela, dove si celebra da troppo tempo lo scempio della bellezza tradita. Nei giorni scorsi questo giornale ha aperto un dibattito sul declino (evitabile) e sul rilancio (possibile) del Plebiscito, scrigno di antiche memorie, che di notte diventa un pozzo nero, un luogo pericoloso e tetro. L'ennesimo oltraggio degli imbrattatori conferma quello che sosteniamo da tempo: la piazza va presidiata e sottratta all'oscurità. Per evitare che resti territorio di caccia di vandali, babygang e balordi.
Sorpresi dai vigili mentre sfregiavano i portici, e denunciati alla magistratura, Raffy e Anna dovrebbero essere condannati, in primo luogo, a studiare la storia del luogo che hanno profanato con la loro bomboletta. Ma prima ancora dovrebbero essere costretti a ripristinare lo stato dei luoghi, lavorando di gomito fino a far risplendere le colonne. Per il resto c'è solo da augurarsi che quest'ultimo scempio serva, quanto meno, a suonare la sveglia. Per tutti. Affinché finalmente avanzino, dopo tante chiacchiere, i progetti di illuminazione e di riqualificazione di una piazza consegnata da troppo tempo al degrado. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino