Napoli, condannato a 12 anni per l'omicidio di un 21enne: l'ira della famiglia della vittima

Il luogo dell'omicidio a Bagnoli
Dodici anni per un omicidio, sei anni in meno rispetto alla condanna di primo grado, si infiamma la polemica a Bagnoli. Masticano dolore e rabbia parenti e amici di un ragazzo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dodici anni per un omicidio, sei anni in meno rispetto alla condanna di primo grado, si infiamma la polemica a Bagnoli. Masticano dolore e rabbia parenti e amici di un ragazzo ucciso a 21 anni nel 2016, al termine del secondo grado di giudizio a carico di un imputato minorenne (D.I), ritenuto responsabile dell'omicidio di Pasquale Zito, ammazzato con otto colpi di pistola il 4 febbraio di due anni fa in via Maiori a Bagnoli. Una condanna che, a giudizio della famiglia della vittima, non renderebbe giustizia rispetto alla gravità del fatto.


Spiega Ernesto Zito, padre della vittima (assistito dal penalista Carmine Iannuzzi):
«Siamo rimasti profondamente delusi per la sentenza firmata in questi giorni dalla Corte di assise appello, la morte di un ragazzo di 21 anni non può essere sanzionata con una condanna così bassa. Chiediamo alla magistratura, dopo aver letto le motivazioni della condanna, di appellare il verdetto e di ricorrere per cassazione per arrivare a una sentenza più congrua e severa».

Diverso è il giudizio del difensore del minore, il penalista Mario Covelli, che aveva chiuso la sua requisitoria con una richiesta di assoluzione. Una dinamica mozzafiato, quella dell'omicidio: il ragazzo era in auto, si affianca uno scooter, il cui conducente spara alcuni colpi. Poi parcheggia lo scooter, torna versa l'auto ed esplode ancora altri colpi di pistola. Un agguato stile camorristico, anche se l'aggravante della finalità mafiosa è caduta dinanzi al Riesame. La pista privata - il movente passionale - sembrano confermati nel corso del processo. Ora si attende il deposito delle motivazioni di appello per capire quale sia stato il ragionamento seguito dai magistrati nel corso del secondo grado di giudizio.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino