Non è stato un incidente stradale, non è stato un investimento dettato da leggerezza alla guida o da un momento di scarsa lucidità al volante. No, quanto...
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In un'azione di ripiego - a bordo di un'altra auto - ci sarebbe stato il complice Paolo, mentre risulta al momento non reperibile un terzo indagato, che risponde al nome di Simone Scaglione. Fu una vendetta, una risposta a freddo rispetto al pestaggio che De Luca avrebbe subito mesi prima l'omicidio: Fabio Giannone e il fratello avrebbero infatti picchiato De Luca, in quanto ritenuto responsabile di aver incendiato - la notte dello scorso capodanno - la saracinesca di un negozio di un loro parente. Siamo nella Secondigliano vecchia, nel cuore di un quartiere per anni dilaniato da faide di camorra, che da qualche tempo prova a ritrovare una dimensione normale. È qui che si consuma una sorta di faida familiare, a causa del litigio tra due gruppi di ragazzi poco più che ventenni.
La camorra non c'entra - bene chiarirlo - non viene neppure ipotizzata come sfondo, ma i codici di comportamento evidenziano un clima di omertà e una tendenza naturale all'uso della violenza. Ma andiamo con ordine, sulla scorta di quanto evidenziato da testimonianze di quartiere (è il caso di A.P., che si rivolge al commissariato di Secondigliano per ricordare che Giannone è stato ucciso volontariamente e non per un incidente), a una serie di intercettazioni ambientali che scavano nella famiglia di De Luca. Prima di mettere a segno l'omicidio, viene così acquistata una Citroen C3 (probabile provento di rapina), che è l'auto usata come ariete per speronare Giannone. Un agguato a sorpresa, da parte di chi aveva masticato amaro per tre mesi in ospedale, dopo aver subìto un pestaggio per aver gettato una bomba carta contro un negozio della zona. E sono ancora le immagini raccolte dalla mobile che mostrano il momento dello speronamento dello scooter di Giannone, che poi sarà anche investito dalla stessa auto rubata. Sempre le immagini mostrano la fuga di due giovanissimi, uno dei quali claudicante e per questo indicato come De Luca, di recente sottoposto a un intervento alla gamba per le botte rimediate. Mesi fa, il presunto assassino si era consegnato al carcere di Santa Maria Capua Vetere, per essere evaso dai domiciliari, dopo aver rotto il braccialetto elettronico che gli era stato assegnato dall'autorità giudiziaria.
A colloquio con il padre però Vincenzo De Luca capisce di essere finito sotto inchiesta per l'omicidio di Giannone. Suda, bestemmia, incassa i rimproveri del padre, che lo ammonisce ad accusarsi dell'incidente, per evitare l'accusa di omicidio volontario: «Devi dire che non l'hai fatto apposta, che ti sei impressionato mentre guidavi, che è stato un errore...», gli urla il padre nella sala colloqui. E intanto un intero nucleo familiare, quello dei De Luca, lascia Secondigliano, scappa in Germania per timore di una vendetta. Non c'entra la camorra, come nota lo stesso Gip Federica Colucci, ma la mentalità è la stessa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino