Non è stato un incidente stradale, non è stato un investimento dettato da leggerezza alla guida o da un momento di scarsa lucidità al volante. No, quanto avvenuto il dieci aprile del 2016, nel cuore della Secondigliano vecchia, sarebbe stato un delitto premeditato, un vero e proprio agguato consumato a freddo, con spietato cinismo. Un omicidio volontario e premeditato camuffato da incidente stradale, un modo per regolare vecchi conti con una sorta di nemico di zona, senza rischiare contraccolpi sotto il profilo giudiziario o reazioni da parte della famiglia della vittima. Ma il piano ha funzionato solo a metà, secondo quanto emerso dalle indagini condotte in questi mesi: è così che ieri mattina, per l'omicidio del 21enne Fabio Giannone, trovato morto all'alba dello scorso 10 aprile in via Vittorio Emanuele III, sono stati arrestati i 22enni Pasquale Paolo, che finisce agli arresti domiciliari, e Vincenzo De Luca, recluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. A ricostruire il delitto, sono stati gli uomini della Mobile agli ordini del primo dirigente Fausto Lamparelli, sotto il coordinamento del pm Maria Sepe e degli aggiunti Vincenzo Piscitelli e Fausto Zuccarelli. Stando a quanto emerso dalle indagini, la vittima fu speronata nella notte mentre era in sella a uno scooter, fu poi travolto dall'auto guidata da De Luca.
In un'azione di ripiego - a bordo di un'altra auto - ci sarebbe stato il complice Paolo, mentre risulta al momento non reperibile un terzo indagato, che risponde al nome di Simone Scaglione. Fu una vendetta, una risposta a freddo rispetto al pestaggio che De Luca avrebbe subito mesi prima l'omicidio: Fabio Giannone e il fratello avrebbero infatti picchiato De Luca, in quanto ritenuto responsabile di aver incendiato - la notte dello scorso capodanno - la saracinesca di un negozio di un loro parente. Siamo nella Secondigliano vecchia, nel cuore di un quartiere per anni dilaniato da faide di camorra, che da qualche tempo prova a ritrovare una dimensione normale. È qui che si consuma una sorta di faida familiare, a causa del litigio tra due gruppi di ragazzi poco più che ventenni.
La camorra non c'entra - bene chiarirlo - non viene neppure ipotizzata come sfondo, ma i codici di comportamento evidenziano un clima di omertà e una tendenza naturale all'uso della violenza. Ma andiamo con ordine, sulla scorta di quanto evidenziato da testimonianze di quartiere (è il caso di A.P., che si rivolge al commissariato di Secondigliano per ricordare che Giannone è stato ucciso volontariamente e non per un incidente), a una serie di intercettazioni ambientali che scavano nella famiglia di De Luca. Prima di mettere a segno l'omicidio, viene così acquistata una Citroen C3 (probabile provento di rapina), che è l'auto usata come ariete per speronare Giannone. Un agguato a sorpresa, da parte di chi aveva masticato amaro per tre mesi in ospedale, dopo aver subìto un pestaggio per aver gettato una bomba carta contro un negozio della zona. E sono ancora le immagini raccolte dalla mobile che mostrano il momento dello speronamento dello scooter di Giannone, che poi sarà anche investito dalla stessa auto rubata. Sempre le immagini mostrano la fuga di due giovanissimi, uno dei quali claudicante e per questo indicato come De Luca, di recente sottoposto a un intervento alla gamba per le botte rimediate. Mesi fa, il presunto assassino si era consegnato al carcere di Santa Maria Capua Vetere, per essere evaso dai domiciliari, dopo aver rotto il braccialetto elettronico che gli era stato assegnato dall'autorità giudiziaria.
A colloquio con il padre però Vincenzo De Luca capisce di essere finito sotto inchiesta per l'omicidio di Giannone.