Incendio nel Palazzo Reale di Napoli, salvi per miracolo i papiri ercolanesi: il giallo dell'allarme flop

Incendio nel Palazzo Reale di Napoli, salvi per miracolo i papiri ercolanesi: il giallo dell'allarme flop
Avviso al ministro Dario Franceschini: qualcuno salvi (o quanto meno tuteli) il patrimonio storico nazionale di Napoli. L’altra notte ha rischiato di andare a fuoco Palazzo...

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Avviso al ministro Dario Franceschini: qualcuno salvi (o quanto meno tuteli) il patrimonio storico nazionale di Napoli. L’altra notte ha rischiato di andare a fuoco Palazzo Reale. Tutta colpa, pare, di un quadro elettrico andato in cortocircuito, e che avrebbe fatto sprigionare una fiammella che ha poi attinto una cornice in legno causando un principio d’incendio. Nessun allarme antifumo è scattato, nessun custode se ne è accorto. E se non fosse stato per l’occhio attento di un carabiniere in servizio su piazza del Plebiscito, che ha visto fuoriuscire dal quarto piano della ex dimora borbonica un fil di fumo, beh allora oggi staremmo a commentare ben altro disastro.

Ma ricostruiamo la successione degli eventi, come emerge dai verbali delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. Siamo poco dopo l’una e trenta della notte tra domenica e lunedì quando una Gazzella dei carabinieri, in servizio di controllo del territorio nel centro storico, nota che dai tetti di Palazzo Reale fuoriesce uno sbuffo di fumo grigiastro. I militari lanciano alla centrale operativa l’allarme, che viene immediatamente girato ai pompieri. I due carabinieri ovviamente non possono immaginare cosa stia succedendo al quarto piano dell’edificio che confina con il Teatro di San Carlo: ma il loro acume investigativo - unito ovviamente al grandissimo lavoro dei vigili del fuoco - servirà probabilmente a salvare un immenso patrimonio artistico.

Che succede dunque all’interno di Palazzo reale? Un corto circuito ha provocato un principio d’incendio. Ma nessun allarme scatta per svegliare il custode della struttura. E dal luogo in cui si sprigiona la scintilla alla sala che ospita i preziosissimi papiri ercolanesi, sepolti sotto la coltre lavica dell’eruzione del Vesuvio datata anno 79 dopo Cristo e riportati a luce nuova nel biennio 1752. 

A Napoli, nella città custode dei tesori di una storia ultramillenaria, nessuno sembra essersi accorto di quanto accaduto nella notte tra domenica e lunedì in piazza Plebiscito. Laddove stava per andare a fuoco non soltanto il quarto piano del Palazzo Reale, ma - considerata la massa di legno e il vento che nella notte spirava sulla città, e che avrebbe potuto trasformarsi nel più diabolico alleato delle fiamme - ma molto probabilmente anche le annesse pertinenze fino al Teatro di San Carlo. Qualcuno ha ancora memoria per ricordare la tragica notte veneziana del 29 gennaio 1996 quando un terrificante rogo polverizzò La Fenice?

Ma torniamo all’allarme e al pronto intervento dei vigili del fuoco. Solo quel tempestivo allarme è riuscito ad evitare che il principio d’incendio si trasformasse in drammatica distruzione di un pezzo di storia. E dire che agli stessi militari prontamente intervenuti sarebbero giunte anche due telefonate di allarme da parte di alcuni residenti di Monte di Dio, che dai loro balconi s’erano accorti di quegli anomali fumi che fuoriuscivano da Palazzo Reale. 

Eppure il giorno dopo nessun commento. Né dal Comune, né dalla Regione e tanto meno dalle varie Soprintendenze interessate alla tutela di quel bene storico, artistico e architettonico. Anzi, c’è quali la sensazione che si tenda a minimizzare l’accaduto. Palazzo Reale è stato chiuso al pubblico. 



«Com’è possibile che un patrimonio storico come Palazzo Reale non sia protetto da un sistema anti-incendio super efficiente? - chiede il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli - Lì sono conservati reperti storici di valore inestimabile, a cominciare dai papiri ercolanesi. Se si fossero bruciati oggi parleremmo di un disastro. Chiediamo spiegazioni. Perché i nostri tesori non vengano quasi mai adeguatamente tutelati? Chiediamo all’attuale direttore da poco entrato in carica di cambiare l’andazzo degli anni precedenti durante i quali questo sito monumentale è stato abbandonato con gestioni molto discutibili».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino