Napoli, le periferie grilline in pressing: «Ora il reddito di cittadinanza»

Napoli, le periferie grilline in pressing: «Ora il reddito di cittadinanza»
Lungo corso Duca d'Aosta a Pianura si susseguono le bancarelle che, appena c'è uno slargo lasciato libero dalle auto in sosta, espongono mimose. Il giallo dei fiori...

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Lungo corso Duca d'Aosta a Pianura si susseguono le bancarelle che, appena c'è uno slargo lasciato libero dalle auto in sosta, espongono mimose. Il giallo dei fiori è moltiplicato da palloncini dello stesso colore, tanto che non si capisce se si celebra l'8 marzo o i 5 Stelle. Perché, qui, come in tutte le periferie di Napoli, il MoVimento di Luigi Di Maio s'accaparrato percentuali da capogiro, polverizzando gli avversari. È schizzato al 61 per cento, con un centrodestra, che ha radicati leader locali, ridotto al 23 e un Partito Democratico precipitato ai minimi storici con il 10 per cento. La mattinata quasi primaverile induce a passeggiare e in tanti si sono raccolti proprio davanti all'ingresso del parco Falcone e Borsellino, sbarrato da anni, devastato a tratti, ma che nello spazio antistante, vietato alle auto, consente di chiacchierare e improvvisare talk show politici autoprodotti. La foga nel commentare il voto, nel delineare scenari di alleanze e avanzare qualche aspettativa sono i medesimi, con l'identica capacità di sovrapporre le voci e imbrogliare le lingue.


Ovviamente, quasi tutti hanno votato CinqueStelle. C'è solo un democrat che preferisce non esporsi troppo, ma la grinta nel difendere il suo voto di appartenenza ce la mette tutta. È in minoranza, comunque. Chi ha accettato di riporre la propria fiducia nella novità dei grillini che cosa si aspetta adesso? Il reddito di cittadinanza, passando subito all'incasso? Magari non subito, perché, spiegano in coro, «i soldi non ci sono ancora». Però? «Se vogliono li trovano». Come? «Con l'onestà e facendoli restituire ai parlamentari». Il refrain è quello solito, che non ha preso bene la misura tra milioni e miliardi. «Li hanno trovati per le banche, li troveranno anche per i giovani disoccupati»: la sentenza è emessa. Da queste parti è Cassazione. Chi viaggia nel vagone dei sentimenti se la cava con una battuta secca: «È stato un voto di speranza». Qualcun altro azzarda: «Serve un'alleanza con Salvini». Spericolato.
 
A entrare nel merito è Giorgio Russolillo che lavora in un'autorimessa del Vomero: «Subito il reddito di cittadinanza non è possibile. I soldi non ci sono, ma quando ci saranno tutto dovrà essere pensato come un incentivo al lavoro, non una forma di assistenza, un sussidio». Incalza Carmine Mele, muratore attualmente disoccupato: «Niente sussidi, ma lavoro». In passato ha votato la qualunque. Del resto, da queste parti, non solo alle elezioni amministrativi, il consenso è mobile, volatile, esposto a mille tentazioni e sollecitazioni. «Questa volta però» commenta «la mia scelta è stata quella di puntare sulla fiducia. Chi ha scelto i CinqueStelle non l'ha fatto solo per protesta». Be', quella c'è e non sempre è leggibile esclusivamente in filigrana. È esplicitata: «Ci vuole un cambiamento radicale della classe politica» si inserisce, sovrastando il dibattito, una voce che preferisce restare anonima.

L'altro punto sul quale si batte è quello degli stipendi che circolano tra Montecitorio e Palazzo Madama. «Ma vi pare giusto che piglino 18mila euro al mese» scatta Michele Del Duca, edile in una ditta di Quarto. Si tiene un po' alto, eh. A volere esagerare, le cifre seppure considerevoli, sono nettamente più basse, anche per chi non si taglia lo stipendio. «Ma restano un'indecenza» continua imperterrito. Di Maio appena va al governo li deve stangare. Loro incassano tanto e i giovani, ma pure chi è deve lavorare ancora molti anni, forse non vedrà mai la pensione». L'attesa è senz'altro messianica per chi aveva bisogno di un sogno. Il risveglio potrà essere deludente, quando suoneranno le trombe del giudizio delle voragini economiche. Ma fino a quando è possibile farsi cullare dall'immaginazione e dalla buonafede perché alzarsi e mettere i piedi per terra? E il saluto soddisfatto è con la mano a dita aperta a significare il simbolico cinque.

Non ci sono molti ideali nei discorsi che riempiono la tarda mattinata pianurese. Del resto siamo nell'epoca post-ideologica. Destra e sinistra sono relitti del passato. Meglio andare sul concreto. I soldi. Così a rimpallarsi la chiacchiera sull'aspettativa di un sussidio ci pensa una giovanissima che domenica ha scelto i CinqueStelle. Francesca Sanges è fresca diplomata all'Istituto d'Arte «Boccioni», fa la barista perché non ha trovato di meglio, come tantissimi della sua generazione, non solo delle periferie metropolitane. «Il reddito di cittadinanza sarebbe un bene» chiarisce. «Secondo me potrebbe anche limitare la criminalità. Con qualche soldo in tasca, i ragazzi senza lavoro forse non andrebbero a rubare». Un sillogismo che si regge sulle gambe fragili della speranza, il vero cemento che tiene insieme le diverse forme della sete di cambiamento. S'è capito che i soldi, per pochi o molti, per sufficienti o insufficienti che saranno, in questa Pianura abituata al disinganno non arriveranno domani. Non c'è stata nessuna corsa illusoria ai Caf, come sarebbe accaduto in Puglia e in Sicilia, per presentare a botta calda la domanda per incassare. Se chiedete ai patronati a stento trattengono il sorriso, ma poi, visto che non si può mai sapere, si lasciano scappare: «Non possiamo escludere che qualcuno, prima o poi, verrà a informarsi».


La periferia napoletana si sente abbandonata e qualcuno il cambiamento lo vuole vedere nei fatti che sono di pietra. Salvatore Di Guida non lavora, assiste la figlia disabile e il suo cruccio sono la villa comunale chiusa e le barriere architettoniche. Al seggio per votare non è andato. Però visto che tutti sentono prossimo il cambiamento una propria richiesta, che sa più di competenze municipali la tiene: «Non ci servono promesse irrealizzabili, aggiustassero il parco». A lui basterebbe. A Pianura sanno che la vita è in salita. Lo hanno imparato da decenni. «E chissà se abbiamo davvero imboccato la strada giusta» si chiede Alfonso Tarallo, 50 anni, alle prese con l'imbustamento di mimose alla sua bancarella. La vendita langue, ma lui guarda lontano: «Che cosa mi aspetto dai CinqueStelle che ho votato? Che creino opportunità per chi vuole faticare davvero, aprire un'attività, un'impresa per creare occupazione. Io mi prenderei a lavorare molte persone, a cominciare dai miei figli per i quali vedo un futuro duro». Ma con i palloncini gialli chi volete festeggiare le donne o i grillini? «Stavolta tutt'e due». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino