Quando fu presentata la denuncia correva l'anno 2002. Era il 21 giugno quando un pacco, spedito da un detenuto del carcere di Secondigliano per far arrivare alla moglie e ai...
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«Al danno si aggiunge la beffa» commenta l'avvocato Pisani sottolineando come a distanza di tanti anni diventa difficile ricordare nei minimi dettagli i fatti utili a fornire la prova del danno che si ritiene subìto. A far dilatare i tempi del procedimento, oltre ai rinvii a lungo termine, ci si è messo anche lo smarrimento del fascicolo. Ma andiamo con ordine. Il 21 giugno 2002 il pacco che Giampiero Sessa spedisce ai suoi cari non arriva a destinazione. L'uomo in quel periodo è detenuto per l'accusa di rissa. Nel pacco ci sono giocattoli e messaggi, foto e lettere, che a suo dire dovevano dimostrare i propri sentimenti nei confronti della compagna e dei bambini che erano a casa. Sessa racconta di aver avuto problemi familiari per via di quel pacco mai arrivato, perché chi lo attende inizialmente scambia quel silenzio per disinteresse e pensa che il detenuto non l'abbia proprio spedito. Invece il pacco va smarrito e si scoprirà solo in un secondo momento che è finito al macero delle Poste. Sessa chiede il risarcimento del danno alle Poste, sostenendo che la spedizione sia avvenuta in perfetta regola, con tanto di mittente indicato e pegamento effettuato. Il tentativo di conciliazione non va a buon fine e si va davanti al giudice di pace. Dopo la prima udienza arriva il primo rinvio, con nuova udienza a distanza di tre anni.
I tempi si allungano fino alla scoperta che il fascicolo non si trova più: smarrito. Lo si cerca nelle cancellerie ma senza successo, e non resta quindi che ricostruirlo, il che equivale a ripartire da zero. Intanto passano gli anni perché i tempi della giustizia civile sono lunghi e i rinvii anche a un anno possono diventare più o meno la normalità. Si arriva, infine, all'udienza del prossimo 12 giugno: in calendario c'è l'esame dei testimoni. «È assurdo essere ancora nella fase dell'istruttoria dopo quasi vent'anni» dice l'avvocato Angelo Pisani, come presidente di Noiconsumatori e legale del protagonista di questa storia. «Tutto ciò - aggiunge ironicamente - dimostra che anche il sistema giustizia dovrebbe munirsi di polizza assicurativa come imposto ai professionisti per risarcire i frequenti danni provocati ai cittadini, spesso già vittime innocenti, danneggiate da condotte ingiustificabili». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino