La giunta approva il preliminare del Puc - Piano urbanistico comunale - e dalle mappe scompare la colmata a mare di Bagnoli, simbolo della paralisi urbanistica in cui è...
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Il Piano comunale va in questa direzione con cinque linee guida: «Città accessibile e multi-scalare, città sicura e sostenibile, città accogliente e collettiva, città produttiva e abitabile e città attrattiva e rigenerata». Che si dovranno sviluppare con il potenziamento del ruolo metropolitano di Napoli e incrementare sistemi di mobilità sostenibile ripensando il waterfront. «Promuovere gli usi temporanei negli spazi pubblici, rigenerare l'ambiente e recuperare insediamenti informali, abusivi e difformi». Fuori dal linguaggio tecnico significa fare la guerra agli abusi e incorporare quelli che ci sono. Per esempio - nell'area est - andare a recuperare i capannoni ex industriali che sono bombe di abusivismo. «Il preliminare di Puc - spiega l'assessore - costituisce la base per le consultazioni pubbliche e le riflessioni tematiche da cui discenderà la scrittura della nuova disciplina urbanistica. Non una semplice regolamentazione dell'uso del suolo, ma un piano-processo, aperto e flessibile, in grado cioè di adattarsi ai cambiamenti e di dare risposte alle mutate esigenze climatiche, sociali, economiche e strutturali in svolgimento, nella loro proiezione al 2030». «In questo senso - racconta l'assessore - riconvertire le aree degradate e produrre terra significa garantire il diritto all'abitare, rilanciare le aree produttive e ripensare le archeologie industriali». Vale a dire che le periferie - o come le chiamano i tecnici «le marginalità urbane» - sono centrali nel Puc.
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Non si chiamerà Sirena ma la finalità del progetto approvato dal Comune è la stessa: erogare incentivi relativi agli interventi di recupero delle parti comuni degli edifici privati ricadenti nel centro storico-sito Unesco. Un progetto che si inserisce «nel più ampio programma che il Comune sta portando avanti per contrastare le situazioni di incuria e degrado del patrimonio edilizio cittadino». Un recupero che dovrà avvenire rispettando «i caratteri tipologici, prestazionali, decorativi e cromatici, in modo da garantire una migliore qualità estetica e funzionale degli edifici ricadenti nell'area Unesco». Quindici milioni è un primo passo e va tenuto presente che già sono molti i cantieri aperti per i restauri nell'area Unesco. Con questa delibera il Comune istituisce un «fondo» per chi vuole fare i lavori. «Fondo che sarà gestito da un istituto di credito, selezionato dal Comune, mediante manifestazione d'interesse, e si rinnoverà periodicamente all'estinguersi dei diversi mutui a tasso agevolato che saranno concessi ai privati quali incentivi per la realizzazione di interventi d'iniziativa privata». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino