Imprenditore denunciò il pizzo, al via il processo

Imprenditore denunciò il pizzo, al via il processo
Ha avuto il coraggio di denunciare gli emissari del clan che erano andati a chiedergli il pizzo per conto della famiglia Bidognetti di Casal di Principe, e che in seguito al suo...

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Ha avuto il coraggio di denunciare gli emissari del clan che erano andati a chiedergli il pizzo per conto della famiglia Bidognetti di Casal di Principe, e che in seguito al suo primo netto rifiuto gli avevano piazzato una bomba nell'azienda. Oggi, per un 30enne imprenditore di Parete, comune del casertano al confine con la provincia di Napoli da sempre nell'orbita del clan Bidognetti, è iniziato al Tribunale di Napoli, davanti al Gup Francesca Ferri, il processo partito dalla sua denuncia e in cui sono imputati i quattro estorsori, ovvero i due suoi compaesani Luigi Cilindro, 47 anni, e Domenico Gargiulo, di 44 anni, e i napoletani Gianni junior Buonocore, 23 anni, di Marano, e Ernesto De Felice, 53 anni, di Villaricca. Gli imputati sosterranno il giudizio abbreviato, in cui si costituiranno come parte civile la vittima e il Comune di Parete, entrambi difesi da Giovanni Zara; pm titolare dell'indagine è il sostituto della Dda di Napoli Sandro D'Alessio. I fatti risalgono a poco meno di un anno fa, quando il giovane imprenditore, titolare di un'azienda di materiale edile, ha ricevuto la visita degli estorsori.


«Devi fare un regalo per i carcerati» gli hanno intimato i quattro, per poi essere via via più espliciti. «Bidognetti ti vuole parlare» hanno detto, senza specificare quale membro della famiglia guidata dal capoclan Francesco detto Cicciotto 'e Mezzanotte, detenuto al 41bis da oltre 20 anni, provenisse l'invito.


L'imprenditore si è rifiutato di pagare e si recato subito dai carabinieri; intanto il clan si è rifatto vivo piazzando una bomba carta all'esterno dell'azienda del giovane; l'ordigno ha danneggiato una finestra. Il 30enne ha anche informato l'amministrazione comunale di Parete, che oggi si costituirà in giudizio dopo anni che non accadeva, e l'associazione antiracket locale, che fa parte della rete che compone la Fai (Federazione associazioni antiracket). Dopo l'attentato dinamitardo gli emissari del clan sono ritornati, senza sapere che intanto l'imprenditore aveva parlato con i carabinieri, stabilendo il modo per incastrarli; così il giovane ha finto di voler trattare per il pagamento della tangente. »Vi do 500 euro« ha detto agli estorsori. »Ehh, ci compriamo la droga con 500 euro« hanno risposto rifiutando l'offerta. Probabilmente sarebbero anche ritornati, ma è poi scattato l'arresto da parte dei carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa.
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Il Mattino