Dopo cinquantatre anni sarà costretto a traslocare nella capitale come conseguenza dei tagli previsti dal Governo, a scapito dei frequentatori del più grande polmone verde...
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Sul piede di guerra i residenti, che hanno avviato una raccolta firme per scongiurare la chiusura del reparto ed hanno creato addirittura una pagina Facebook. Una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno per gli abitanti di Capodimonte e non solo, dato che al Bosco affluiscono ogni giorno migliaia di visitatori napoletani e stranieri. Un parco che, negli ultimi anni, è diventato teatro di diversi episodi di criminalità, nei quali sono intervenuti i poliziotti a cavallo.
Il reparto che ha sede nell'antico edificio degli Acquaviva di Carmignano, fu operativo dal 1961 fino al 1974, quando venne soppresso per motivi logistici e poi riaperto nel 1987 allo scopo di prevenire e reprimere i reati e vigilare sulle opere monumentali. «Il rischio – dice Giuseppe Barbato, consigliere municipale che ha redatto insieme ad Anna Ferrara, delegata comunale antiracket, un documento inviato a Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero degli Interni, Polizia di Stato, Prefettura, Questura, sindaco e presidente della Municipalità – è che con la scomparsa di questo presidio di legalità il bosco torni ad essere terra di nessuno. Da cittadino, rappresentante delle istituzioni e delle forze dell’ordine dico no al trasferimento. Questo reparto si è rivelato una fondamentale garanzia di sicurezza nel parco, prevenendo e contrastando negli anni numerosi reati, come lotte fra cani, incendi, riti satanici, spaccio, sversamento illegale di rifiuti, molestie e pedofilia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino