Non hanno dubbi nell'assolvere i due imputati per una presunta violenza sessuale, ma non hanno dubbi neppure nel tracciare un affresco poco edificante di quei giovani che...
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Una premessa nella quale viene calata la storia di Martina (nome di fantasia), studentessa che si era rivolta alla polizia denunciando di essere stata stuprata dai due amici all'interno di un appartamento disabitato di via Manzoni. Un fatto che risale al dicembre del 2013, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione per i due imputati, che invece hanno dimostrato che quella sera - in quell'appartamento posillipino - il rapporto fu consenziente dal primo all'ultimo frangente.
Difesi dall'avvocato Sergio Pisani, i due imputati capovolgono l'impianto accusatorio, dimostrando l'inconsistenza delle accuse sostenute dalla presunta parte offesa. In aula, viene mostrato un video, «un filmato che, pur nella sua estrema frammentarietà, parrebbe smentire una volontà della denunciante a sottrarsi all'atto sessuale». Insomma, insistono i giudici: «Pur nella estrema brevità del filmato, è tuttavia chiaro che la ragazza ride e scherza nel corso della ripresa e che pronuncia frasi del tutto inconciliabili con una forzata e violenta azione sessuale in suo danno, od anche più semplicemente con una sua volontà di opposizione all'atto che stava compiendo».
Un processo per molti versi drammatico, di fronte alla versione raccontata alle parti e ai giudici della studentessa, che ha sostenuto di aver rinunciato ad opporre resistenza solo dopo essere rimasta completamente priva di forze.
Una volta a dibattimento, la presunta parte offesa aveva parlato di una sorta di «trappola» in cui era finita, accettando l'invito di uno dei due imputati, con il quale aveva da poco intrecciato una relazione sentimentale, fino a ricordare la brutale aggressione subita dai due amici, che l'avrebbero immobilizzata e violentata a più riprese. Decisive invece sono state le testimonianze rese da un'altra coppia di fidanzati - anch'essi presenti in quei frangenti nella casa posillipina - che hanno smentito intimidazioni e violenze a carico della denunciante. Uno dei testimoni ha infatti parlato di un clima goliardico e amichevole, in una serata al termine della quale la studentessa venne poi accompagnata a casa proprio dai due presunti aggressori. Ora tocca al legale di parte, lette le motivazioni, provare a ribaltare la sentenza, a carico dei due studenti napoletani. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino