Se da un lato gli arresti sono stati accordati in modo generoso e arbitrario, dall'altro c'è chi lascia la cella o gli arresti domiciliari grazie alla decorrenza...
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Al momento la donna ha un fine pena per novembre del 2019, al termine delle indagini in un altro filone (riciclaggio), ma nel frattempo ha lasciato il carcere duro e vede la possibilità di ritornare libera. Ma non è tutto. Il provvedimento adottato dal Riesame ha un carattere estensivo, si applica anche per gli altri coindagati nel procedimento per narcotraffico.
Lasciano così gli arresti Mario Avolio (che era in carcere), Vincenzo Bolognini (che era ai domiciliari), Massimo Cesarini (che era ai domiciliari), Giuseppe Iavarone (che era detenuto ai domiciliari), Giuseppe Leonardi (che era detenuto ai domiciliari), Luigi Leonardi (che era ai domiciliari), Ferdinando Lizza (che era in cella), Salvatore Manzo (che era ai domiciliari), Giovanni Onorato (che era ai domiciliari), Salvatore Tufo. Intanto, la Procura non ci sta e studia le contromosse. Indagine coordinata dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, ora si punta a depositare un probabile ricorso per Cassazione sulla decisione del Riesame che scarcerava la Pagano. Qual è il punto? Stando a quanto emerso finora, viene eccepito il regime di «termini a difesa», dal momento che la possibilità di rinviare la sentenza con il rito abbreviato a carico della Pagano era frutto di un accordo tra le parti che già erano a conoscenza dei documenti depositati dinanzi al giudice. Insomma, non c'erano i termini a difesa e la sospensione dei termini di custodia cautelare avrebbe impedito la scarcerazione della presunta madrina del narcotraffico di Secondigliano.
Questione di interpretazione rimandata alla Cassazione, mentre una pattuglia di narcos viene spedita in diverse regioni di Italia per gli obblighi di dimora, dopo aver lasciato il regime di arresti.
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Il Mattino