«Papa Francesco parlerà della teologia del popolo (diversa da quella della liberazione), ovvero della gente semplice: voce di Dio nella voce del popolo. Napoli ha...
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In continuità con lo spirito del Vaticano II, si desidera mettere in moto «un rinnovamento saggio e coraggioso» per la «trasformazione missionaria propria di una Chiesa in uscita». Si propugna una teologia incarnata, innestata nella realtà contemporanea, non avulsa dalla contingenza, dunque contestuale, che tenga conto del «particolare e universale, uno e molteplice, semplice e complesso». «Teologia come dialogo, ascolto, impegno nella conoscenza e nell’accoglienza della diversità: un modo per accettare i rifugiati, le diverse culture e religioni e le popolazioni straniere», dichiara il biblista Pino Di Luccio, con 15 anni di insegnamento alle spalle tra Medio Oriente e Roma, dottorato a Gerusalemme, specialista del Nuovo Testamento. «Quella della Veritatis gaudium è una teologia dell’accoglienza, dell’ascolto e del dialogo, per fronteggiare la crisi attuale e instaurare un approccio collaborativo con le altre fedi e le persone di buona volontà, promuovere la giustizia e l’edificazione della pace, la costruzione di una società fraterna e la custodia della casa comune che è il creato».
Napoli prova ad assumere il ruolo di capitale del Mediterraneo e della fede, centro di irradiazione della teologia pratica, radicata nel Vangelo. All’incontro organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica è intervenuto il cardinale Crescenzio Sepe (nella foto di Paolo Jommelli), per ricordare e rimarcare il «contributo di Jervolino, quale professore di filosofia del linguaggio, che ha attinto dai grandi, John Newman, Maurice Blondel, Pietro Piovani, Paul Ricœur, incarnando il cattolicesimo sociale». 21 marzo 2015 – 21 giugno 2019. Papa Francesco nuovamente a Napoli. «Grande onore ed evento di un’importanza unica. Papa Francesco per la seconda volta a Napoli. Viene per una finalità precisa: chiarire il suo pensiero teologico, in modo da porre punti fermi per la Chiesa intera e il convegno sul professore Domenico Jervolino fa capire l’animo accogliente del napoletano. Napoli ha sempre mostrato il volto umano dell’accoglienza. Occorre trovare una metodologia che sappia incarnare la teologia di oggi, e del Mediterraneo in particolare, che si possa adattare alle situazioni del territorio locale».
Da mare di morte, di respingimenti, annegamenti e porti chiusi a transito e traversata per nuovi approdi. «Jervolino ha colto in maniera profetica la centralità del Mediterraneo, un maestro che ha insegnato a leggere la Chiesa e l’umanità, evidenziando la salvaguardia della dignità dell'uomo, che è prioritaria. Non la visione di Rousseau come «homo homini lupus» ma di fratelli», ha concluso l’Arcivescovo metropolita. Mediterraneo, dunque, come «un mare di Galilea più grande, capace di unire popoli e nazioni, e di abbattere qualsiasi barriera». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino