Napoli, la protesta dei lavoratori Asìa: «Le nuove tute per i netturbini fanno venire l'allergia»

Napoli, la protesta dei lavoratori Asìa: «Le nuove tute per i netturbini fanno venire l'allergia»
Da qualche mese sono entrate in vigore le nuove divise degli operatori ecologici di Asìa, l'azienda partecipata del Comune di Napoli che ha optato per sgargianti divise...

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Da qualche mese sono entrate in vigore le nuove divise degli operatori ecologici di Asìa, l'azienda partecipata del Comune di Napoli che ha optato per sgargianti divise arancioni al centro, però, di non poche polemiche tra i lavoratori. In molti puntano il dito contro la cattiva qualità dei materiali che provocherebbero arrossamenti cutanei, eczemi e bruciori, costringendo molti lavoratori a ricorrere alle cure mediche.

 
Sotto accusa la composizione stessa delle divise che sono quasi esclusivamente in poliestere, un materiale molto poco traspirante che può provocare problemi cutanei anche in soggetti che non soffrono di alcun problema alla pelle. Molti lavoratori, inoltre, sottolineano come le divise siano di pessima qualità. A distanza di circa cinque mesi dall'entrata in vigore dei nuovi capi d'abbigliamento, infatti, in molte divise le scritte si sono scollate mentre i pannelli catarifrangenti fondamentali per i lavoratori che operano di notte si stanno pericolosamente scolorendo.
 
«Fin da quando sono state adottate queste divise abbiamo fatto presente ai capi area, che hanno poi riferito ai vertici dell'azienda, i problemi che derivano dall'indossare queste divise - spiegano i lavoratori - ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Anzi, chi si è rifiutato di indossare le nuove divise è andato incontro a sanzioni disciplinari e a decurtazioni della paga. In questi materiali si suda in maniera anormale, ci si trascina addosso un cattivo odore insostenibile e si soffre il caldo dal momento che il poliestere non lascia respirare la pelle. Inizialmente - proseguono ancora gli operatori che hanno preferito mantenere l'anonimato per non incorrere in ulteriori sanzioni - ci hanno fatto misurare del materiale in fibra tessile. Poi invece ci hanno presentato altre divise. Non vogliamo credere nella cattiva fede di chi dirige la nostra azienda - concludono poi i dipendenti di Asìa - crediamo e speriamo che si sia trattato di una scelta errata. Allo stesso tempo ci auguriamo che qualcuno prenda atto dei nostri disagi e risolva la situazione».

Mentre la maggior parte dei capi è composta in fibre di poliestere - un derivato del petrolio altri capi, come i pantaloni o le maglie intime, sono un mix di cotone e di poliestere. Ad oggi non esistono tecnologie - quelle esistenti sono molto costose e sono comunque in fase sperimentale - per il riciclo di questi materiali che, a fine vita, finiscono direttamente in discarica. Le fibre di poliestere, inoltre, hanno la capacità di caricarsi di elettricità statica, provocando così fastidiose e continue scosse agli operatori.


Il Filas - Federazione Italiana Lavoratori Ambiente e Servizi ha inviato negli scorsi giorni una dura nota ai vertici di Asìa, chiedendo la sostituzione delle divise con materiali adeguati. «È chiaro che il probabile costo minore di un prodotto fa sempre gola ad un acquirente, ed in questo caso all'azienda Asìa Napoli Spa, la quale, pur consapevole che il costo minore di un prodotto non è sempre sinonimo di qualità, poco interessa se compromette la salute dei propri dipendenti. Una divisa composta al 50% di poliestere - prosegue la nota - è traspirabile al 50%, al contrario se fosse composta di solo cotone sarebbe traspirabile al 100% creando meno disagio a chi le indossa. I tessuti mescolati non si possono riciclare, in quanto non esiste una azienda tecnologica industriale in grado di separare le materie alla fine della loro vita, l'unico risultato è un residuo eterno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino