«Morto al Cardarelli per colpa del raid», a Napoli indagati gli assalitori

«Morto al Cardarelli per colpa del raid», a Napoli indagati gli assalitori
Morte come conseguenza di altro reato. Un decesso che potrebbe essere ricondotto all’incursione di un gruppo di violenti che si scagliarono contro tutto e tutti, che...

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Morte come conseguenza di altro reato. Un decesso che potrebbe essere ricondotto all’incursione di un gruppo di violenti che si scagliarono contro tutto e tutti, che aggredirono medici e infermieri (costringendoli a retrocedere finanche in uno sgabuzzino), colpendo duro anche contro l’arredo sanitario. È questa la pista battuta dalla Procura di Napoli, nel tentativo di ricostruire quanto avvenuto la notte tra il sei e il sette giugno scorso, all’interno dell’ospedale Cardarelli.

Ricordate il racconto di quella notte? Nove soggetti (in gran parte donne) fecero irruzione al quarto piano dell’ospedale collinare - siamo nel reparto di Medicina d’Urgenza - dopo la morte in corsia di una loro parente. Azione rabbiosa, violenta, indiscriminata. Quaranta minuti di paura, con una coda decisamente dolorosa: durante il parapiglia, si registrò la morte di un altro paziente (si chiamava Tammaro M., 76 anni), stroncato da un infarto ed era ricoverato in condizioni problematiche. 

Rabbia, violenza, morte, senso di impotenza. Cocktail micidiale in collina, sono le facce della stessa emergenza, che ruota attorno a un fenomeno preoccupante, i raid in corsia per scaricare la propria rabbia contro il personale medico in servizio negli ospedali. Uno spaccato di ordinaria follia, su cui ora la Procura è decisa a fare chiarezza. 

Usano il bisturi, i magistrati del Centro direzionale, secondo quanto emerge dagli avvisi notificati per consentire gli accertamenti autoptici sul decesso del 76enne Tammaro M. Ecco le mosse della Procura: sono nove i soggetti sotto inchiesta per danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e morte come conseguenza di altro reato. Sono tutti ritenuti responsabili di aver messo a segno l’assalto mezz’ora dopo la mezzanotte, tra sabato cinque e domenica sei giugno.

Dovranno difendersi dall’accusa di aver reso impossibile l’intervento di soccorso in favore di Tammaro M., in uno scenario investigativo in cui bisogna accertare eventuali connessioni tra il decesso e l’impossibilità dei medici di prestare aiuto al 76enne. Ma non è l’unica pista battuta in questi giorni dalla Procura di Napoli. In questo stesso scenario, sono stati coinvolti anche quattro esponenti dello staff medico di turno quella notte, nel tentativo di accertare eventuali negligenze o omissioni nell’assistenza del paziente.

Doveroso a questo punto fare una premessa: si tratta di atti garantiti, che hanno consentito a medici e infermieri di prendere parte all’autopsia e di dimostrare la correttezza della propria condotta. Inchiesta condotta dal pm Enrica Parascandolo, in forza al pool sicurezza urbana coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, si lavora sulle cartelle cliniche, sulla degenza al Cardarelli del paziente deceduto, ma anche su orari e testimonianza. Ricordate quanto emerso sin dalle primissime ricostruzioni giornalistiche di quella notte?

Secondo il racconto di alcune vittime del raid, fu impossibile fronteggiare il gruppo di aggressori. C’è chi fu costretto a lasciare la propria postazione, chi fu costretto a mettere in salvo macchinari preziosi per il lavoro quotidiano; chi provò a calmare gli aggressori, chi invece fu costretto a rimediare in bagno o nello sgabuzzino. Minuti interminabili, ma quanto durò il parapiglia? Secondo quanto raccontato da un primario al Mattino, due giorni dopo, la confusione si sarebbe protratta per almeno quaranta minuti, un arco di tempo nel quale si sarebbe verificato il decesso di Tammaro M. Stroncato da infarto, era solo negli ultimi istanti di vita. Attorno al suo letto, le urla, gli schiamazzi, la rabbia, la paura. Cocktail micidiale in una corsia di ospedale, mentre la Procura di Napoli, ora prova a diversificare le posizioni e a fare chiarezza alla luce di indagini tecniche e testimonianze raccolte dai carabinieri della compagnia Vomero. 

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Il Mattino