Halloween a Napoli, rave party senza mascherine: è caccia agli organizzatori

Halloween a Napoli, rave party senza mascherine: è caccia agli organizzatori
Lo sballo ai tempi del Covid. L’irresponsabilità miscelata con il rischio. C’è tutto questo e molto altro ancora nei fotogrammi diffusi sui social di un...

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Lo sballo ai tempi del Covid. L’irresponsabilità miscelata con il rischio. C’è tutto questo e molto altro ancora nei fotogrammi diffusi sui social di un rave party di Halloween in pieno lockdown. Una festa all’ennesima potenza, con tanto di assembramento e di ragazzi senza mascherine. I video sono stati pubblicati dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che ha anche consegnato l’intero materiale digitale alla Polizia Postale per fare chiarezza. Anche se, da quelle immagini, non è chiara la località in cui un non meglio identificato “Unknown Crew” (alla lettera: “Equipaggio sconosciuto”) aveva anticipato in alcuni gruppi e chat riservate l’evento con tanto di slogan: “Pronti alla guerra”.

E tuttavia il rave è con ogni probabilità stato celebrato nella provincia di Napoli. Scorrendo quei filmati si notano molte decine di giovani ballare sotto le note di una musica assordante; l’ambiente ricorda quello di una casa o di una fabbrica abbandonata. La location ideale per chi organizza questo tipo di raduni.

L’impennata di contagi del Covid-19 non ferma dunque l’irresponsabilità. 

Un party organizzato alla perfezione: in un luogo lontano da occhi e orecchie indiscrete, con due dj (uno dei quali senza protezione facciale) e soprattutto tantissimi ragazzi e ragazze. Un enorme, potenziale focolaio di contagio tra quattro mura. Il titolo del rave dell’altra notte non aveva bisogno di ulteriori commenti o spiegazioni: «Allora stanotte è guerra?»

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Accade anche questo, in un periodo reso drammatico dalla riesplosione della pandemia. Solo pochi giorni fa in Piemonte, a Chivasso, i carabinieri erano dovuti intervenire per interrompere un altro rave. Oltre 300 giovani si accalcavano nella notte a Settimo Torinese. Anche in quel caso i partecipanti si erano lanciati il passaparola attraverso i canali social, dandosi appuntamento all’interno di un capannone abbandonato. Sempre ieri, a Bologna, dieci persone sono state denunciate dalla polizia di Stato, intervenuta con la Municipale dopo aver ricevuto diverse segnalazioni di un rave party nel parco di Villa Angeletti. 

Questa volta le indagini sul caso napoletano sono affidate alla Polposta. Agli investigatori non è sfuggito già un particolare: nella locandina che programmava l’evento non c’erano riferimenti a persone, e veniva messo in bella evidenza il divieto di fotografare o filmare il party. Ma l’identità degli organizzatori potrebbe essere svelata dall’acquisizione di alcuni gruppi e chat.

A lanciare l’allarme, come detto, è stato il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli. «Ancora una volta - dichiara - siamo costretti a vedere giovani che si ostinano a organizzare e a frequentare feste, rave party o semplicemente ad assembrarsi senza mascherine e senza alcun rispetto delle distanze di sicurezza previste dai protocolli anti-Covid. Non è così che sconfiggeremo il virus. Non è moltiplicando a dismisura il numero dei contagiati asintomatici che difenderemo le nostre famiglie, i nostri genitori, i nostri più cari amici».

Borrelli ha raccolto abbondante materiale, e i diversi video che ricostruiscono la notte di follia sono tutti ora nelle mani degli inquirenti perché si risalga agli organizzatori. «Lo schema è sempre lo stesso - prosegue a tal proposito Borrelli - Avvisi sui social che poi vengono cancellati, raccomandazione di non fare foto e video per evitare che siano identificati e luogo segreto, quasi sempre un immobile diroccato e occupato abusivamente. I promotori di questa vera e propria follia devono essere indagati per epidemia colposa e puniti con la massima severità».

E non è tutto. Perché anche ieri, complice una temperatura quasi primaverile, a vincere in città, soprattutto tra il centro storico e il lungomare, è stata ancora una volta la calca. Troppi irresponsabili in un momento che richiede invece la massima cautela.

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Il Mattino