Ogni volta che aspettiamo che arrivi il treno, confortiamo noi stessi pensando che siamo nella metropolitana più bella d’Europa. Poi però ci basta dare uno...
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Se ne sono accorti i turisti che hanno scelto Napoli come meta delle loro vacanze estive, ma anche i cittadini appassionati d’arte. Lo scenario più consueto è stato quello di vedere questi turisti, guide alla mano, che si guardavano intorno cercando le opere descritte. Opere presenti nelle uscite secondarie delle stazioni Rione Alto e Toledo (a cui si aggiunge anche Montedonzelli ma è priva di manufatti artistici) chiuse dal 25 giugno al 4 settembre, come segnalato dal cartello affisso in tutte le stazioni. Naturalmente solo in lingua italiana, perché all’azienda dei trasporti non viene in mente che quell’utile informazione possa interessare agli stranieri. Quindi la «galleria» aperta nel dicembre 2002 di Rione Alto con numerose installazioni di artisti di fama internazionale e giovani emergenti napoletani, tra quelle meglio mantenute, per tutta l’estate è stata interdetta.
Un copione che si ripete ogni estate, quando il personale è ridotto e non è possibile sorvegliare adeguatamente l’uscita. Ma il problema è proprio questo: non sono soltanto uscite ma anche gallerie d’arte. Oltre alle opere di Rione Alto inaccessibili, lo erano anche quelle sull’uscita Montecalvario. Cioè tutto l’itinerario progettato da Oscar Tusquets, con i light box di Oliviero Toscani che costeggiano i tapis roulant di collegamento tra le due uscite, i pannelli neri con caratteri tipografici in argento specchiante dell’artista statunitense Lawrence Weiner, lo spettacolare mosaico di Francesco Clemente, tra i protagonisti della scena mondiale della Transavanguardia.
Ma nelle stazioni visitabili le cose non vanno di certo meglio. A esclusione della stazione Università e Garibaldi, dove sono tutte in ottime condizioni, e Museo, dove tutto sommato sono ben tenute nonostante usurate, le altre mostrano pecche spesso imperdonabili. Inaugurata nel maggio 2015, la stazione Municipio ha come opera un grande dipinto ispirato al Vesuvio animato da proiettori e di cui è autore Michal Rovner. Neanche un mese e il proiettore ha smesso di funzionare e del video affresco neanche l’ombra. Vanvitelli presenta buona manutenzione, ma è ingiustificabile che l’opera principale che accoglie i visitatori-viaggiatori, ovvero la serie di Fibonacci, una delle ultime opere di Mario Merz, con la grande spirale in neon tubolare azzurro sia parzialmente oscurata perché i tubi sono fulminati, mentre la parte finale dell’opera con gli animali preistorici posta sulla parete di fronte sia praticamente al buio. E peccato anche per i mosaici di Isabella Ducrot, affiancati da centinaia di scritte sulla parete opera di poco ispirati graffitari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino