«Dragaggi al porto di Napoli, tre mesi di ritardo a causa dell'Arpac»

«Dragaggi al porto di Napoli, tre mesi di ritardo a causa dell'Arpac»
Controllo io, controlli tu. Controllano tutti o nessuno. Fatto sta che i dragaggi nel porto di Napoli sono rimasti fermi per altri tre mesi allungando ulteriormente i danni che...

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Controllo io, controlli tu. Controllano tutti o nessuno. Fatto sta che i dragaggi nel porto di Napoli sono rimasti fermi per altri tre mesi allungando ulteriormente i danni che tutti questi ritardi comportano. E il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale, Pietro Spirito, ha affidato all'Ansa il suo disappunto parlando senza mezzi termini di «Paese complicato» e mettendo sotto accusa proprio l'Arpac, l'Agenzia regionale per l'ambiente.


«I dragaggi al porto di Napoli sono ripresi - ha spiegato Spirito - dopo uno stop and go per l'ennesima rimodulazione della matrice dei controlli da parte dell'Arpac, ora lo abbiamo superato e riprendiamo. Dovevano finire a dicembre e invece finiremo a marzo 2019. Purtroppo l'Italia è un Paese complicato - aggiunge Spirito - e il primo ostacolo da superare è la burocrazia. Avevamo già concordato il sistema di controlli sulle sabbie con l'Arpac prima dell'inizio dei lavori ma poi ci hanno chiesto di rimodularli a lavori in corso. Quindi i lavori sono partiti, poi sono stati interrotti, poi ripartiti e interrotti di nuovo. È una tela di Penelope che si aggiorna ogni giorno, ogni minuto, ogni ora».
 
Poi Spirito addolcisce i toni e spera che per il futuro non ci siano altri intoppi. «Alla fine per com'è la burocrazia italiana mi va pure bene un ritardo di tre mesi. L'importante è aver trovato con fatica una modalità di dialogo con tutti». Ma perché l'Arpac ha rimodulato i controlli? L'Agenzia regionale non si è mossa autonomamente per manifestare i suoi dubbi. Prima di procedere, infatti, ha sentito l'Ispra, l'Istituto che coordina le varie agenzie regionali, e che difatto ha detto che il piano di monitoraggio ambientale non andava bene.

Sta di fatto, comunque, che tutti questi stop continuano a danneggiare lo scalo partenopeo. Il dragaggio del porto è necessario per permettere al porto di Napoli di far entrare e attraccare le grandi navi porta container. Il progetto di scavo prevede la rimozione di 1,2 milioni di metri cubi di sabbia. Materiale che deve finire nella nuova darsena di levante dove solo la vasca grande ha superato il collaudo di permeabilità. Intanto, però, le spese di ingegneria continuano a lievitare. Sul sito dell'Autorità di sistema, infatti, è stato pubblicato l'atto aggiuntivo firmato dal presidente Spirito e dal segretario generale Messineo con cui si riconosco altri 2,5 milioni per progetto e direzione dei lavori, portando la spesa complessiva di ingegneria per quest'opera da 5 a 18 milioni di euro. Un atto, questo, che non era stato firmato dai commissari che hanno guidato in passato l'Autorità portuale.

Intanto, comunque, si guarda al futuro. Spirito ha annunciato che a breve farà partire il bando di gara per il rifacimento del Molo Beverello, con il nuovo hub. Nessun rallentamento, dunque, per il cambio di governo. «È molto positivo - spiega Spirito - che si sia superata una lunga fase di incertezza politica e che sia nato il nuovo esecutivo. Io sto alla dichiarazione del nuovo ministro alle infrastrutture Toninelli, che vuole continuare le iniziative avviate sul porto dal Delrio. Quindi tra un paio di settimane pubblichiamo il bando di gara per il nuovo Beverello finanziato per 20,5 milioni di euro. E vanno avanti anche i lavori per l'ammodernamento dei collegamenti fognari e stradali».


Autorità di sistema ha reso noto i dati positivi registrati nei primi quattro mesi del 2018. Un +7,5% di sul traffico commerciale e un +20% sulle crociere: «I porti della Campania - ha detto Spirito - continuano il loro percorso di intensa crescita nei diversi segmenti di mercato, per il traffico commerciale e per il traffico passeggeri». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino