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Un summit in piena regola tra boss di altri cartelli cittadini, all’interno di un appartamento di vico San Guido, a due passi da via Riviera di Chiaia. Stese, agguati, minacce, violenze di ogni genere. Ma anche un episodio sinistro, avvenuto lo scorso due settembre all’esterno di Villa Pignatelli, sempre in via Riviera di Chiaia: parliamo del tentato omicidio di un ragazzo da poco maggiorenne, attualmente in coma, ricoverato all’ospedale del Mare. Sarebbe stato investito mentre percorreva una delle strade più note e prestigiose di Napoli, speronato e investito da un pirata della strada, in uno scenario che puzza di camorra. Secondo quello che sta emergendo dalle carte della Dda di Napoli, il giovane Raffaele Fioretti (è questo il nome dell’uomo investito il due settembre) sarebbe stato vittima di un tentato omicidio. Un agguato di cui tutti parlano rigorosamente sotto voce, tanto da spingere una donna a utilizzare un telefono pubblico di via Nisco per una telefonata anonima: «Non è stato un incidente - ha detto al centralinista - lo volevano ammazzare».
Motivo? Da parcheggiatore abusivo attivo in via Imbriani, non avrebbe dato il pizzo al gruppo emergente, quello che farebbe capo a Giovanni Strazzullo, finito in manette insieme ad Armando Mastroianni e ad atri due complici. Vogliono 100 euro per ogni giorno di attività di ogni parcheggiatore.
Ma torniamo alle pagine degli arresti. In cella finisce Strazzullo ‘o killo, assieme a Armando e Emanuele Mastroianni e a Gennaro Ruggiero, nel corso dell’inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Maria Sepe, che hanno avuto il merito di scoperchiare la presunta gomorra di Chiaia. Stando alle verifiche condotte dal capo della Mobile Alfredo Fabbrocini, l’abitazione del presunto boss emergente sarebbe stata visitata da soggetti legati ad altri clan cittadini. È quanto emerge dalle foto che immortalano Vincenzo Caldarelli (alias Lulù) entrare nel basso di vico San Guido; ma anche la trasferta compiuta alcuni mesi fa da Strazzullo e dai suoi uomini a Secondigliano, quasi - scrivono gli inquirenti - a voler ribadire il proprio spessore criminale raggiunto. Ma sono decine le immagini e gli episodi raccolti in pochi giorni a carico dei presunti camorristi emergenti, a proposito di armi, stese, minacce e agguati. Difeso dal penalista napoletano Giuseppe De Gregorio, Strazzullo viene indicato come responsabile di scorrerie armate, ben quattro stese (in via Cucca, roccaforte dei Frizziero; e in vico Santa Maria della Neve, zone controllata dai Cirella), ma anche del clima di terrore imposto con le visite armate a casa dei parcheggiatori abusivi. Tanto da spingere una donna, secondo il testo di una intercettazione, a commentare così la ronda con il mitra in bella mostra: «Ma come si fa usare il kalash, tu il kalash? Ma a chi devi uccidere? Ma hai capito il kalash lo devi usare per uccidere uno potente».
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