Napoli, la rivolta dei consiglieri arancioni: «Deleghe, vogliamo i poteri di Calabrese»

Napoli, la rivolta dei consiglieri arancioni: «Deleghe, vogliamo i poteri di Calabrese»
Prima il giallo delle deleghe ai consiglieri comunali, annunciate dal sindaco Luigi de Magistris e poi riposte in un cassetto perché la quadratura politica non...

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Prima il giallo delle deleghe ai consiglieri comunali, annunciate dal sindaco Luigi de Magistris e poi riposte in un cassetto perché la quadratura politica non c'è ancora. A seguire l'occupazione dell'Aula delle opposizioni per votare a scrutinio segreto la sfiducia al presidente Alessandro Fucito, rivelatasi un flop, anzi un boomerang. Infine - dopo tante chiacchiere di politica politicante - il Consiglio comunale svuotato dalle opposizioni ha votato anche atti che incidono positivamente sulla vita dei napoletani. Come l'approvazione della delibera con la quale vengono assunti a tempo determinato 96 vigili urbani. Insomma, in via Verdi la giornata è stata frizzante e a tratti anche agitata.

 
Sembrava tutto fatto con i consiglieri arancioni che giravano per l'aula del Consiglio comunale con dei fogliettini in tasca, quelli delle deleghe assegnate dal sindaco, e si confrontavano. Ma proprio in quel momento si è inceppato il meccanismo. Quelli di Agorà - gruppo di maggioranza composto da Nino Simeone, presidente della commissione Mobilità, Ciro Langella e Carmine Sgambati - vogliono entrare nel pianeta mobilità a tutto tondo e hanno fatto un'articolata controproposta a de Magistris che per ora ha preso tempo anche se è orientato ad ascoltare. Cosa chiedono quelli di Agorà? La prima cosa è che la loro collaborazione deve essere diretta con il sindaco e non con l'assessore di riferimento che è Mario Calabrese. La seconda è che loro le deleghe - questo il ragionamento - le accettano solo se effettivamente possono incidere sulla materia della mobilità. «Altrimenti - spiega Langella - non abbiamo bisogno delle medagliette». Nella sostanza si ventila una cabina di regia con l'ex pm dove le deleghe alla mobilità - e dunque al trasporto pubblico - andrebbero a Langella. E una delega che consenta di incidere su un pezzo della polizia municipale, per avere una squadra di pronto intervento, a Sgambati. Se andasse in porto il progetto questa parte inciderebbe sull'assessorato retto da Alessandra Clemente. E Calabrese? L'assessore a quel punto si potrebbe dedicare esclusivamente alle infrastrutture cittadine e a quelle per la mobilità, la metro in primis. Il sindaco, in buona sostanza, su traffico e trasporti, insieme a Calabrese, è sempre sotto attacco dei napoletani che certo non sono soddisfatti della gestione di questi due aspetti della vita quotidiana, se decidesse di sposare il progetto di Agorà in qualche modo scaricherebbe un po' di responsabilità sui consiglieri. Il rischio è che si creerebbe una sorta di minigiunta ombra. Per il resto hanno accettato le deleghe Maria Caniglia degli Sfasteriati che si occuperà di commercio e pubblicità di concerto con il vicesindaco Enrico Panini; il riformista Gabriele Mundo prende i cimiteri e forse rimpinguerà il suo gruppo con Vincenzo Solombrino scontento delle deleghe assegnate alla Caniglia. In demA potrebbe essere Eleonora De Majo ad avere la delega ai grandi eventi, una giovane vicina al mondo dei centri sociali e dell'associazionismo, universo dal quale il sindaco è molto attratto.

In tema di mobilità va segnalata l'approvazione della delibera per l'assunzione di 96 vigili urbani a tempo determinato grazie a uno stanziamento del ministero dell'Interno. La Clemente al riguardo spiega: «Una boccata d'ossigeno per il corpo dei vigili - racconta l'assessora - tutti e 96 saranno spediti nelle periferie. Allo stesso tempo critichiamo il decreto sicurezza perché lo stanziamento copre solo due anni e a Napoli servono misure strutturali non stagionali, chiederemo fondi per la stabilizzazione dei vigili».


Sei ore e più di battaglia delle opposizioni che hanno occupato simbolicamente i banchi della giunta al grido «voto segreto» per sfiduciare il presidente dell'assemblea cittadina Alessandro Fucito. Le firme per un atto non previsto dallo statuto del Comune erano 17 al voto - segreto - solo in 11 hanno votato contro Fucito. A sua difesa si è schierato de Magistris: «Esprimo il pieno sostegno mio e della maggioranza al presidente Fucito e mi appello a che si recuperi una sana dialettica democratica che è il sale delle istituzioni». Questa la replica di Fucito: «Le motivazioni della mozione erano politiche e non personali». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino