Napoli, Sabrina Ferilli al rione Sanità: «Donne, io sarò la vostra voce»

Napoli, Sabrina Ferilli al rione Sanità: «Donne, io sarò la vostra voce»
«Sarò la vostra voce, perché bisogna essere in tanti per contrastare la violenza. A una vittima si deve stare vicini, avere orecchie e occhi per...

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«Sarò la vostra voce, perché bisogna essere in tanti per contrastare la violenza. A una vittima si deve stare vicini, avere orecchie e occhi per difenderla». Camicia bianca a maniche lunghe, pantaloni neri, scarpette da ginnastica e occhiali da sole, Sabrina Ferilli ha portato, oltre alla sua bellezza, la sua solidarietà alle donne del Rione Sanità.

 
L'attrice è arrivata nel cuore del quartiere dopo le 18, accompagnata da Luigi Matacena e la moglie, i suoi amici napoletani che hanno fatto da tramite per l'incontro nella basilica di Santa Maria della Sanità, alla presenza di padre Antonio Loffredo. Ad accoglierla le donne dell'associazione Forti Guerriere, nata in seguito alla morte di Fortuna Bellisario, la 36enne uccisa a botte dal marito e dedicata alla piccola Anna Oppolo, scomparsa per un male incurabile e ritardi nelle cure in ospedale. Donne a cui la Ferilli ha dato forza e coraggio, ascoltando le loro storie, molte delle quali costellate da violenze e abusi quotidiani.

La Sabrina nazionale, interprete di film di successo come «La bella vita», «Ferie d'agosto» e «La grande bellezza», ha fatto il suo ingresso nel rione arrivando a piedi in piazza Sanità. Ad accoglierla e tentare di immortalarla con foto e video una folla di donne, anziani e bambini, che si sono poi riversati in chiesa per assistere all'incontro pubblico introdotto da padre Loffredo. «Un amico comune le ha parlato di noi - ha detto don Antonio - poi lei ha saputo di Fortuna, di cui celebrai a marzo i funerali. Da lì le donne del quartiere hanno deciso di dire basta e di ribellarsi a questi uomini violenti». A introdurre l'attrice è stata la giovane Myriam Cuomo, una delle guide delle Catacombe. «Mia madre è di San Felice a Cancello, quindi ho origini campane - ha detto l'artista - Quando ho conosciuto Matacena mi ha parlato di questa realtà molto importante. La politica non sempre fa, però quello che riesce a fare la gente, un quartiere, le persone unite è tantissimo. E la Sanità ne è l'esempio». Inevitabile il legame con il principe della risata Antonio De Curtis, nato tra questi vicoli: «In un libro di Antonello Sarno - ricorda la Ferilli - mi fu chiesto chi avrei voluto essere. Senza esitare risposi: Totò con le tette».


Nel corso dell'incontro con le donne dell'associazione Forti Guerriere, di cui ha ascoltato alcune toccanti esperienze di chi vive tuttora con l'incubo di un marito o un compagno violento, l'attrice ha assistito a un monologo tratto da «Mater», riduzione da Brecht di Vincenzo Pirozzi e Giuseppe D'Ambrosio, dove Sara Affinito ha interpretato una giovane donna vittima di uno stupro di gruppo. «Ditemi cosa vi serve e diventerò la vostra voce - ha ribadito alle volontarie - Oltre a denunciare cosa si può fare? Essere uniti, ascoltare, non voltarsi dall'altra parte, perché il problema è di tutti». Parla di solidarietà, impegno e convivenza la Ferilli mentre ricorda che alla base della violenza c'è un'atavica visione della donna: «Il problema è che le donne si sentono più forti perché, essendo donna si è prima di tutto madre, per cui ci si sente capaci di sopportare finanche abusi e violenze». Poi un appello: «Al primo segnale di violenza fisica, l'uomo deve essere allontanato immediatamente. Quello non è amore, è prevaricazione». A margine dell'evento i ragazzi della Sanità hanno donato alla Ferilli il libro di padre Loffredo Noi del Rione Sanità e una statuetta di Totò. Ma prima di congedarsi l'attrice ha salutato tutti con una promessa al piccolo Giuseppe: «Sarò la madrina del laboratorio artistico Sanitart, ma se vengo una volta l'anno mi farai la giustifica». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino