«Voglio un nuovo inizio». Samuele pronuncia queste parole dal letto nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Cardarelli, dove è ricoverato da ieri sera. Il...
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Il bollettino medico emesso ieri dalla direzione ospedaliera descrive una situazione estremamente seria che ha impegnato i medici nel monitoraggio delle fratture vertebrali, per cui è stata effettuata una risonanza magnetica di controllo al fine di stabilizzarle chirurgicamente nei prossimi giorni. «Al momento del suo accesso in pronto soccorso, al paziente sono state riscontrate fratture vertebrali multiple con ematoma vertebrale e segni di sanguinamento attivo trattato con embolizzazione, fratture costali e sternali con emotorace, pneumotorace e pneumomediastino» si legge nella cartella medica di Samuele. «Un quadro clinico complicato ma seguito da alcune delle migliori professionalità mediche d'Italia» ha sottolineato il commissario Anna Iervolino che ha ringraziato «tutti i medici del Cardarelli che con abnegazione, sacrificio e senza clamori, lavorano per garantire salute ai pazienti».
A distanza di quasi 48 ore dal volo di 20 metri che avrebbe potuto uccidere Samuele, si ricostruiscono i tasselli di quei drammatici istanti. Il ragazzino non si è lanciato dalla finestra della sua abitazione, peraltro protetta dalle cancellate, ma dalla finestra del pianerottolo compreso tra il terzo e il quarto piano, che affaccia su un cortile interno. Erano circa le 8 del mattino. Samuele ha lasciato lo zainetto sulle scale e poi ha scavalcato il davanzale. Si è lanciato nel vuoto, colpendo una pensilina e la tettoia di una cantina. Il suo corpo è finito all'interno di un buco tra le lamiere del tetto, precipitando per altri 3 metri prima di atterrare sul terreno, accanto a un albero di fico. Il salvataggio è stato complicato perché non c'erano vie di accesso immediato alla cantina dall'esterno del palazzo. I poliziotti del commissariato Vicaria hanno raggiunto il minore, entrando in un'altra palazzina su via Silvio Spaventa da cui sono riusciti ad accedere alla cantina, attraversando cunicoli e passaggi sotterranei per molti metri.
La prima persona a vedere Samuele, precipitato dalla finestra è stata la zia che è riuscita anche a parlarci. Il 14enne non ha mai perso conoscenza e, subito dopo l'impatto, ha gridato «aiutami zia, mi sono suicidato». Dietro quel gesto disperato e assurdo, c'era tutta la sofferenza interiore di cui il minore non aveva mai dato segni evidenti come racconta il papà. «Abbiamo sempre cercato di convincere nostro figlio ad avere un qualche sostegno perché viviamo una situazione famigliare delicata, con una sorella disabile di cui lui sente molto la responsabilità ma si è sempre rifiutato di parlare con psicologi o dialogarne con noi - spiega il padre - non credevamo che potesse avere un malessere così profondo e stratificato, dove si sono sommate tante cose, come le materie scolastiche o vissuti suoi personali che la sua sensibilità ha amplificato». Ora c'è solo una cosa da fare, come ha detto Samuele: «ricominciare una nuova vita». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino