Napoli, l'offesa a San Gennaro: interviene la polizia, via dall'altarino la foto del baby rapinatore

Napoli, l'offesa a San Gennaro: interviene la polizia, via dall'altarino la foto del baby rapinatore
Un intervento rapidissimo per scongiurare che l’ennesimo simbolo della criminalità perdurasse ancora a lungo in uno dei luoghi più suggestivi della...

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Un intervento rapidissimo per scongiurare che l’ennesimo simbolo della criminalità perdurasse ancora a lungo in uno dei luoghi più suggestivi della città. É la foto del baby-rapinatore Luigi Caiafa comparsa all’interno dell’altarino dedicato a San Gennaro in piazzetta Cardinale Riario Sforza, a due passi dal Duomo e dalla guglia eretta dopo l’eruzione del Vesuvio del 1631 in onore del Patrono di Napoli. La grande foto del 17enne ucciso mentre tentava una rapina insieme al figlio di “Genny ‘a carogna” era comparsa nei giorni scorsi nell’edicola votiva dedicata a San Gennaro quasi cinquecento anni fa. Via il Santo, dentro la foto del baby-rapinatore. Ne ha scritto ieri in esclusiva Il Mattino, ma subito il primo dirigente del commissariato Vicaria-Mercato, Davide Della Cioppa, ha voluto vederci chiaro. Gli agenti si sono recati sul posto e prendendo informazioni tra i residenti hanno individuato una donna che aveva spodestato San Gennaro per mettere nell’altarino la foto di Caiafa. Senza opporre resistenze l’anziana signora ha rimosso subito l’immagine del baby-rapinatore, ma a fare la differenza è stato il rapido intervento perché, come già avvenuto altrove, è così facile far comparire questi simboli e così difficile poi rimuoverli. Proprio come era accaduto per l’altarino e il murales eretti sempre per Caiafa in vico Sedil Capuano a Forcella.

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Da settimane è altissima l’attenzione anche della Procura di Napoli su questo fenomeno. Anche grazie alle segnalazioni dei cittadini e al lavoro di polizia e carabinieri sul territorio è in atto un monitoraggio su tutti questi altarini e murales. Ne sono stati individuati circa 500 dedicati a criminali e malavitosi, ma ora servirà anche la collaborazione del Comune se si vorrà procedere alla loro rimozione come da tempo chiede anche il prefetto Marco Valentini. Una battaglia che da mesi sta compiendo anche il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, ieri aggredito da un uomo all’interno dell’ospedale Pellegrini proprio per questa sua battaglia contro gli altarini della camorra.



Ieri infatti Borrelli, proprio nel giorno in cui sfilavano in via Toledo i familiari di Ugo Russo, ha voluto ricordare la donna morta all’ospedale Pellegrini nelle ore in cui dopo la morte del 15enne fu assaltato il pronto soccorso. Portando il suo omaggio all’interno del nosocomio a medici e infermieri è stato avvicinato da un uomo che lo ha aggredito cercando di scaraventarlo a terra. Solo l’intervento della polizia ha scongiurato conseguenze peggiori. Poi Borrelli, insieme ad altre 50 persone, tra questi consiglieri municipali della città e di Comuni della provincia, ha sfilato alla caserma Pastrengo per un applauso ai carabinieri. «Non mi lascerò intimidire dai delinquenti e - ha dichiarato il consigliere - basta con l’esaltazione dei camorristi. Dobbiamo sopportare addirittura che in un’edicola votiva dedicata a San Gennaro sia tolta l’immagine del nostro Patrono per mettere quella di un altro baby rapinatore». Sconcerto, ancora una volta, è stato espresso per chi difende murales e altarini della criminalità. «Sono stanco - ha detto Borrelli - della discesa in campo di colletti bianchi e politici a difesa di chi delinque e non delle vittime innocenti come Irina, l’unica vera vittima di quella notte nell’assalto al Pellegrini. Noi facciamo una scelta di campo e decidiamo di stare dalla parte della Napoli onesta, dei carabinieri e soprattutto delle vittime del crimine».
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Il Mattino