Gli speleosub dei vigili del fuoco hanno impiegato quasi ventiquattro ore per recuperare il corpo senza vita di Lara Scamardella, sub 13enne di Bacoli morta domenica mattina...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Le bombole
L’indagine alla quale sta collaborando la capitaneria diretta dal comandante Alessio De Angelis e gli accertamenti tecnici, che dovranno compiere i periti della procura, dovranno chiarire molti punti ancora oscuri. A cominciare dall’analisi della dotazione dei due sub. I corpi di Antonio e Lara sono stati ritrovati rispettivamente all’ingresso e verso la fine di una grotta: nel mezzo, a poca distanza da entrambi, le bombole di Antonio adagiate sul fondale melmoso. I periti dovranno analizzare il materiale, ma capire anche se l’ipotesi fatta dai primi soccorritori, secondo la quale Antonio si sarebbe tolto le bombole per collegarle a Lara nel disperato tentativo di salvarla, possa essere confermata o meno. O, piuttosto, un tentativo di Antonio di liberarsi di un peso che ne rendeva complicata la risalita dopo aver tentato invano di individuare nel buio pesto della grotta la piccola Lara e metterla in salvo. Sarà l’autopsia a chiarire la causa del decesso e a «raccontare» gli ultimi istanti di vita.
Il fango
Indagini che dovranno squarciare il buio di quei terribili minuti. Un buio pesto, come quello in cui sarebbe piombata la 13enne, attratta dal mistero delle grotte subacquee. Forse quel richiamo forte all’avventura e la curiosità di nuotare in quegli anfratti l’hanno portata ad addentrarsi nel cunicolo, sollevando molta melma dal fondale. In pochi istanti è calato il buio. Impossibile orientarsi. Probabilmente, proprio in quel momento, Antonio Emanato ha percepito la situazione di pericolo imminente e ha cercato di afferrare Lara. Ha temuto che le scorte di ossigeno nelle bombole della ragazzina stessero per finire perché, da istruttore espertissimo qual era, sapeva bene che il consumo di ossigeno negli under 15 è più elevato degli adulti. Avrebbe cercato, perciò, di usare le sue bombole per dare più ossigeno a Lara. Voleva salvarle la vita a tutti i costi, ma non ce l’ha fatta. E le sue bombole sono rimaste lì, a metà strada in quell’abisso di morte. Così l’ha trovato il primo soccorritore arrivato sul posto, il suo amico Paolo Ardizio, che si è immerso su richiesta della guardia costiera e che s’è dovuto orientare a fatica nel buio per trovare il cadavere di Antonio.
La sagola
L’inchiesta coordinata dal pm De Renzis mira, però, anche ad accertare se siano state rispettate puntualmente tutte le prescrizioni imposte dalla Fias, la Federazione italiana attività subacquee, nei casi di immersione con i minori. A cominciare dalle prescrizioni imposte per i sub under 15 in acqua libera, per i quali è richiesto che la discesa e la risalita avvengano lungo una linea creata dalla «sagola»: una corda di cinque millimetri in fibra sintetica, detta anche Filo di Arianna, che serve a mostrare la via di uscita da un cunicolo e che deve sempre esserci per garantire visibilità, orientamento e massima sicurezza ai baby-sub.
I brevetti
E, poi, la questione dei brevetti e delle certificazioni. Secondo le linee-guida imposte dalla Fias, i minorenni possono fare immersioni subacquee ma sempre con il consenso informato dei genitori o dei tutori. A 12 anni si può scendere fino a 12 metri di profondità, con il brevetto Fias «Dodicimetri», ma solo se in compagnia di un istruttore federale e con il consenso dei genitori. La profondità aumenta a 20 metri per i sub under 14, ma solo se hanno già il brevetto precedente e sempre accompagnati da un istruttore federale e con il consento informato e scritto dei genitori. Gli accertamenti della procura mirerebbero a capire se questo consenso informato fosse stato ufficialmente rilasciato dai genitori di Lara, che comunque erano molto amici di famiglia di Antonio Emanato e lo stimavano tantissimo.
La profondità e la go-pro
Da individuare con esattezza anche la profondità raggiunta dalla piccola Lara. Secondo i primi accertamenti degli speleosub dei vigili del fuoco, il corpo della 13enne sarebbe stato ritrovato a circa 13 metri di profondità. Particolari che potrebbero essere stati registrati dalla telecamera «go-pro», piazzata sulla muta di Emanato. La «go-pro», che non è stata ancora ritrovata, potrebbe aver ripreso gli ultimi drammatici istanti dell’immersione, prima che la melma sollevata dalle pinne facesse calare il buio.
L’area off-limits
Le ricerche proseguiranno anche nelle prossime ore, in un tratto di mare da sempre meta di immersioni di centinaia di sub da tutta la Campania.
Il Mattino