Napoli Segreta, il libro in omaggio con Il Mattino sabato 23 luglio: miti e complotti nella città del mistero

Napoli Segreta, il libro in omaggio con Il Mattino sabato 23 luglio: miti e complotti nella città del mistero
Molti conoscono la storia del Sebeto, il leggendario fiume che attraversava l'area orientale di Napoli, una volta ampio e pescoso, poi scomparso, tombato, tanto da essere una...

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Molti conoscono la storia del Sebeto, il leggendario fiume che attraversava l'area orientale di Napoli, una volta ampio e pescoso, poi scomparso, tombato, tanto da essere una delle tante metafore della città che vive di un passato sotterraneo, di memorie dal sottosuolo. E diversi appassionati di storia e letteratura hanno letto che nel 1343 le coste della Campania furono sconvolte da uno tsunami, tanto violento da far sprofondare i borghi della costiera amalfitana nelle acque, come atlantidi di casa nostra, e da bloccare molti torrenti e fiumi, tra cui forse lo stesso Sebeto. Ma pochissimi sanno che nel centro storico partenopeo c'è stata una strega: «A Port'Alba, negli anni dell'Inquisizione, una donna fu rinchiusa in una gabbia e lasciata morire di fame e di sete. Si chiamava Maria e aveva lunghi capelli rossi, la pelle color avorio. E il cuore a pezzi, per via di un incantesimo che le aveva portato via il ragazzo che amava», scrive Vittorio Del Tufo nel secondo volume di Napoli segreta (144 pagine) che sabato 23 luglio uscirà in omaggio, allegato a Il Mattino, mentre dal giorno dopo potrà essere acquistato facoltativamente col leggero sovrapprezzo di 0,80 euro.

Il volume, con prefazione del direttore de Il Mattino, Francesco de Core, raccoglie una selezione di articoli apparsi nella fortunata rubrica «L'Uovo di Virgilio» che il giornalista e scrittore tiene su questo quotidiano da oltre 7 anni, ogni domenica, con le splendide fotografie di Sergio Siano.
La ricerca di Del Tufo è nota ai suoi tanti lettori: le tracce nascoste dell'altra Napoli, il «cuore di tenebra» della città porosa che non smette di offrire racconti da ogni epoca, leggende più vere delle realtà, miti ancestrali e figure misteriose. I segreti di un luogo che più si crede di conoscere e più sfugge alla comprensione, rivelando altro e coprendo il resto: un incantesimo, come Del Tufo indica nel titolo del primo dei suoi volumi dedicati alle città magiche e pubblicati da Neri Pozza, Napoli magica. Racconti affascinanti, come i tanti, tantissimi dell'«Uovo di Virgilio», alcuni dei quali oggi riproposti in questa raccolta divisa in quattro sezioni: «La Storia segreta», «Le storie segrete», «I segreti dei luoghi» e «I segreti della musica».

Nel primo si incontrano personaggi illustri arrivati a Napoli o che nell'ex capitale trovarono la fine: Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio e Corradino di Svevia, condannato a morte nel 1268; le spoglie dell'ultimo degli Hohenstaufen furono oggetto di una caccia al tesoro ben 7 secoli dopo, ad opera di Adolf Hitler: «Alto, biondo, con gli occhi chiari, rappresentava ai suoi occhi quanto di meglio la razza ariana fosse riuscita a esprimere nel corso dei secoli».

Nel secondo capitolo, tra le tante storie, i lettori potranno venire a conoscenza dell'origine di un detto notissimo tra i partenopei, «Non sfrogoliare la mazzarella di San Giuseppe»: si riferiva a un bastone, la reliquia del santo conservata nella casa del celebre cantante castrato Nicolò Grimaldi, per tutti Nicolini; il 19 marzo centinaia di fedeli andavano in casa del cantante per toccarla ma «sfrega oggi, sfrega domani, la mazzarella diventava sempre più esile», annota Del Tufo. La parte più ampia è «I segreti dei luoghi» tra le leggende di via Costantinopoli, della chiesa delle anime pezzentelle, di palazzo Penne e gli enigmi legati a piazza Plebiscito e Forcella, nata sotto il segno della Y: secondo i cultori di esoterismo lo stesso tracciato urbanistico del rione sarebbe un emblema dell'armonia pitagorica e insieme un atto di consacrazione dell'area alla divinità matematica.

Il finale del volume è in musica: dopo aver raccontato la nascita di canzoni celebri come «Carmela» e «Tammurriata nera» si arriva all'origine dei brani di un altro nero a metà, Pino Daniele. E quindi si torna giù, lontano dalla luce, perché l'anima della città non può che risiedere in quel sottosuolo dove Pino suonava con i suoi amici di sempre: la grotta di Enzo Ciervo, alias Geremia Blue, il cantante dei Batracomiomachia, il primo gruppo in cui militò Pino Daniele. Era una piccola cavità di tufo alla Sanità, nei pressi delle Fontanelle: «A Napoli, a quei tempi, non c'erano strutture che permettessero ai musicisti di suonare; c'erano però le caverne E lì, nella grotta di Geremia, Pino cominciò a provare i pezzi che poi confluirono nell'album d'esordio, Terra mia».

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Il Mattino