Una stele dedicata alla memoria delle vittime innocenti della criminalità organizzata dimenticata da tutti. E' il terribile controsenso che si registra ogni giorno a...
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I giardinetti che circondano il monumento sono poco e male manutenuti e sono quasi sempre invasi da senza fissa dimora mentre le balaustre che affacciano sul molo Beverello sono transennate a causa del pericolo crolli. Una situazione indegna di un monumento che dovrebbe rappresentare un faro di legalità ma che, invece, è circondato da illegalità di ogni tipo. A cominciare dai venditori di merci contraffatte che vendono le loro merci a due passi dalla stele.
Eppure nell'ormai lontano 2011 la società civile napoletana accolse con grande entusiasmo l'idea di dare vita ad un monumento che avrebbe dato dignità alle vittime della criminalità. Alle dichiarazioni pompose dell'epoca, però, non ha fatto seguito un pari impegno dal punto di vista della pur semplice manutenzione ordinaria. Un peccato, un vero peccato se si pensa - e la recrudescenza dei fenomeni criminali in tutta la città lo testimoniano - alla necessità oggi forte più che mai di dare segnali concreti, anche attraverso la Memoria, contro la camorra.
«Non ho potuto non notare lo stato di abbandono in cui versa la stelle della Memoria Spiral of Life - spiega l'assessore alla Legalità della III Municipalità Carmela Sermino - queste opere nascono non solo come testimonianza di memoria, ma anche come simbolo d'impegno e al fine di lanciare un messaggio di speranza che guarda al futuro. La mia domanda è perchè creare delle opere per poi abbandonarle? A questo punto - l'affondo della vedova di Giuseppe Veropalumbo, ucciso a Torre Annunziata la sera del 31 dicembre 2007 da un proiettile vagante - perchè farle? Per chi le osserva dovrebbero servire a riflettere sul sacrificio di ogni vittima e soprattutto a rendere viva la loro memoria. È triste notare questo disinteresse totale. Se vogliamo sconfiggere la cultura mafiosa c'è bisogno di continuità, condivisione e corresponsabilità in tale impegno. Quelle persone - conclude Carmela Sermino - non sono morte per essere ricordate una volta all'anno o per vedere scritto il loro nome su una targa o su una lapide, ma per un ideale di pace e di giustizia che sta a noi realizzare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino