Le trasmissioni di musica «neomelodica» usate per mandare messaggi ai detenuti. Questa è la moda sempre più diffusa tra criminali e fan del crimine. Per...
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Coinvolti nell'operazione, oltre alla polizia postale, anche il ministero dello Sviluppo economico e la Polizia penitenziaria. L'indagine e il sequestro di Tvn (canale 59 UHF del digitale terrestre) - e di altre emittenti - sono stati effettuati dal Compartimento di Polizia postale e delle Comunicazioni «Campania», diretto dal dirigente Daniele De Martino, con la collaborazione del commissario Mormone. I canali oscurati irradiavano abusivamente il segnale, come accertato dopo le verifiche fatte con l'ausilio di personale tecnico dell'ispettorato territoriale della Campania del ministero dello Sviluppo economico. Dopo aver individuato il luogo in cui erano installati gli impianti televisivi abusivi - e cioè in località Vesuvio - per la polizia postale è stato possibile operarne l'immediato sequestro e terminare le irradiazioni illegali. Il sequestro è stato convalidato dalla Procura, che ora prosegue le indagini sui messaggi in codice insieme alla Polizia penitenziaria e alla stessa Polizia postale. Al ministero - filtra dalle autorità - non risultava alcuna richiesta di concessione per le trasmissioni.
Un fenomeno che andava avanti da mesi, quello dei messaggi, dei saluti e degli omaggi ai detenuti, e «legato specialmente alle trasmissioni di musica e canzoni neomelodiche», specifica ancora Mormone. Non solo gli sgrammaticati e classici auguri di «presta libertà», ma anche attestati di stima verso i criminali che scontano la pena, definiti «ospiti dello Stato». Le trasmissioni sotto indagine non erano in onda h24, ma «stiamo analizzando i messaggi - dicono ancora dalla Polizia postale - per capire se e come siano state trasmesse delle informazioni di rilievo investigativo». Si cercano eventuali sottopancia, sms in sovraimpressione che abbiano comunicato qualcosa di diverso dal «semplice omaggio», ovvero un'informazione utile a uno scopo criminale. Niente di certo, ancora, ma la Procura indaga.
Il legame tra musica neomelodica napoletana e messaggi in codice ai detenuti è ben saldo «in certi ambienti del Sud - prosegue Mormone - E il fenomeno si sta diffondendo specialmente su Facebook. Qualche mese fa siamo intervenuti su un video postato da un ragazzo di Palermo che cantava una canzone neomelodica napoletana e sparava colpi di pistola in aria. Il messaggio ebbe una certa eco mediatica su Facebook. Lo identificammo noi, visto che cantava in napoletano ma con accento siciliano». Il post Facebook per il detenuto è la nuova frontiera. Chiaro che per un criminale in arresto è sulla carta quasi impossibile accedere ai social, ma il fenomeno c'è. «Abbiamo indagato e stiamo indagando su diversi account - conclude Mormone - Sono state identificate diverse persone attraverso post su Facebook». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino