Napoli, cellulare e tablet sequestrati a un chirurgo al Pascale

Napoli, cellulare e tablet sequestrati a un chirurgo al Pascale
Neanche il tempo di sbarcare a Napoli, che è stato raggiunto dalle forze dell’ordine che gli hanno chiesto telefonino cellulare e pad. Gli hanno notificato un decreto...

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Neanche il tempo di sbarcare a Napoli, che è stato raggiunto dalle forze dell’ordine che gli hanno chiesto telefonino cellulare e pad. Gli hanno notificato un decreto di perquisizione e sequestro, nel tentativo di verificare alcune ipotesi di reato legate all’inchiesta terremoto che si è abbattuta sull’ospedale Pascale

Blitz all’aeroporto di Capodichino, gli inquirenti seguono lo sbarco dei passeggeri del volo proveniente da Lugano. Un volo di affari, pochi viaggiatori, non ci vuole molto a riconoscere un chirurgo di fama internazionale. È così viene notificato il decreto di perquisizione a carico di Rocco Cerra, chirurgo plastico con un recente passato lavorativo al Pascale, oggi impegnato in una clinica della città elvetica. Un blitz in piena regola, che punta a verificare alcune ipotesi di reato emerse dalle indagini a carico di Raffaele Tortoriello, di recente finito agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver provato a condizionare la testimonianza resa da alcune persone informate dei fatti nell’ambito del filone di indagine che lo vede coinvolto. Qual è l’accusa mossa a Cerra? Cosa ha giustificato un blitz in aeroporto? Indagini che puntano a verificare un ruolo del chirurgo nell’ambito del filone di indagine a carico di Tortoriello, a proposito di presunte pressioni esercitate nei confronti di alcune pazienti oncologiche, che sarebbero state indotte a lasciare il Pascale per andare in una clinica privata, ovviamente a pagamento. Un doppio danno - secondo le indagini - alla base delle presunte pressioni: un danno economico verso il Pascale; e - soprattutto - nei confronti di alcune pazienti che erano in terapia nell’ospedale napoletano. Vicenda in chiaroscuro, che non ha fatto registrare provvedimenti a senso unico, come emerge dalla semplice ricostruzione dei provvedimenti firmati dai giudici negli ultimi mesi. In un primo momento, con l’accusa di concussione era stato notificato un provvedimento di interdizione a carico di Tortoriello per un anno; poi, nei confronti dello stesso Tortoriello c’è stato un inasprimento delle esigenze cautelari, per il presunto caso di inquinamento probatorio con il contatto sospetto di alcune testimoni. Diverso invece il caso di Cerra. Nei suoi confronti, il gip ha sin dal primo momento rigettato la richiesta di misura cautelare, non ravvisandone gli estremi («non ci sono elementi a suo carico», scrive il gip), in uno scenario investigativo nel corso del quale le presunte parti offese hanno di volta in volta negato un ruolo attivo di Cerra, nel trasferimento dal pubblico al privato. 

Inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, ora c’è una nuova mossa, legata all’esigenza di acquisire elementi in grado di chiudere il cerchio a proposito di interventi, graduatorie, trasferimenti e costi. Chiara la strategia investigativa. Come per altri ospedali, la Procura sta verificando l’esistenza di liste di attesa per chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico, magari al termine di una terapia oncologica. Una sorta di limbo che alimenta lo stato di soggezione da parte dei pazienti, costretti a scegliere un intervento privato pur di non vanificare la terapia oncologica subita. Ma torniamo all’aeroporto di Capodichino, torniamo al blitz nei confronti dei passeggeri del volo Lugano Napoli. 

Difeso dal penalista napoletano Gianfranco De Antonellis, il chirurgo ha mostrato piena disponibilità nei confronti delle richieste della polizia giudiziaria. Ha fornito le indicazioni richieste, ha consegnato cellulare e tablet, chiedendo solo la cura di mantenere i contatti dei propri clienti. Una vicenda che ora attende la valutazione di un collegio di giudici. L’appuntamento in aula è previsto per il prossimo 4 febbraio, dinanzi al Tribunale del Riesame, quando verrà discusso l’appello della Procura nei confronti del rigetto del gip, ma anche la richiesta dei difensori di Tortoriello di revocare i domiciliari. Due partite in una, nell’ambito di un’inchiesta che punta a fare chiarezza su quanto avvenuto all’ombra del Pascale. Difesi dai penalisti Antonio Abet e Ugo Raia, Tortoriello reclama la propria estraneità all’accusa di concussione, oltre a ricordare di essersi limitato a svolgere indagini difensive nel contattare i testi a sua discolpa segnalati al pm. 

Due le ipotesi investigative al vaglio del Riesame. Oltre all’accusa di concussione, anche l’ipotesi di falso, a proposito delle cartelle cliniche di quattro pazienti, che sarebbero state operate in una clinica privata, dopo aver abbandonato il Pascale firmando dimissioni ora più che mai al vaglio della magistratura.

 

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Il Mattino