Napoli, si filmano mentre inseguono rider per rapinarlo: «Era uno scherzo»

Due frame del video dell'inseguimento del rider
Pare sia stato uno scherzo, di dubbio gusto, quello messo in scena da alcuni ragazzi, che si sono filmati mentre a bordo di un’auto inseguono un rider con l’intento di...

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Pare sia stato uno scherzo, di dubbio gusto, quello messo in scena da alcuni ragazzi, che si sono filmati mentre a bordo di un’auto inseguono un rider con l’intento di bloccarlo e derubarlo. Il video è stato poi pubblicato su TikTok con un titolo inequivocabile: “Facendo le rapine”. E anche ciò che si sente non lascia molti dubbi: «Vai ca c’’o magnammo» («Vai che ce lo mangiamo» che in gergo dialettale vuol dire “Ora lo fottiamo”) ripete uno degli occupanti di quella che sembra essere una Smart. E un altro, probabilmente alla guida, risponde: «Fatti i cazzi tuoi».

Il video, girato probabilmente in una strada della periferia napoletana, ha suscitato molte polemiche e indignazione, soprattutto alla luce di quanto accaduto al rider napoletano brutalmente picchiato e rapinato dello scooter in via Calata Capodichino nella serata del 3 gennaio. «Sono arrivati a prendersi gioco di una vicenda drammatica – dichiara Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa Verde, che a sua volta ha pubblicato il video sulla sua pagina Facebook –. Purtroppo c’è una parte della società che è malata, che esce la sera (in piena zona rossa) per deridere e impaurire i rider che non fanno nient’altro che il proprio lavoro». Infatti, uno degli autori del video ha contattato il conduttore de La Radiazza, programma in onda su Radio Marte e a cui collabora lo stesso Borrelli, per chiarire la vicenda: «È stato solo uno scherzo, siamo pentiti – ha scritto il ragazzo, come ha raccontato Gianni Simioli durante la trasmissione –. Mi stanno massacrando, ma era solo un gioco».

Intanto, tra “scherzi” e veri e propri assalti, i lavoratori delle consegne a domicilio denunciano le condizioni di insicurezza in cui sono costretti a lavorare: «Quello che è accaduto a Gianni, il rider aggredito a Napoli, è la presentazione delle difficolta e dei pericoli che quotidianamente siamo costretti ad affrontare – ha raccontato Emanuele Petrone, portavoce dei rider di Glovo di Napoli centro, durante un incontro con Borrelli –. Il problema sta nella mancanza di tutela e di diritti da parte delle istituzioni e dello Stato. Noi lavoriamo con partita iva, paghiamo le tasse ma non abbiamo diritto a nulla, niente ferie, niente malattie, nessun rimborso spese, nessuna esenzione. Vogliamo essere tutelati ed avere diritti ed essere riconosciuti come categoria».

Lo stesso consigliere regionale ha poi aggiunto: «I rider vanno riconosciuti come categoria e tutelati. Lavorano per 25-30 euro al giorno con pioggia, freddo, rischiando rapine, aggressioni e spesso sono anche vittime di ordini “scherzo”.  Questi lavoratori devono potersi organizzare come categoria riconosciuta ed avere diritti e rappresentati sindacali». E ha proseguito: «Soprattutto durante il lockdwn, queste persone hanno lavorato duramente per portare avanti il settore della ristorazione e distribuire le spese di genere alimentari dai supermercati, hanno svolto un compito essenziale e complicato, eppure nessuno ha riconosciuto i loro meriti e la loro indispensabilità. Noi siamo dalla loro parte e ci batteremo per i loro diritti».

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Il Mattino