Sarà la volta buona? Sarà la fine di quella che è diventata a tutti gli effetti una «telenovela» politica, come l’ha definita ieri la...
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Tra i due ci sarà una stretta di mano, questo almeno sembra scontato. Si tratta però di capire se i due avranno voglia anche di parlarsi, di guardarsi negli occhi, di provare a lasciarsi alle spalle mesi di gelo, tensioni e polemiche. Il clima, certo, non è dei migliori. Lo dimostrano le dichiarazioni, poco concilianti, rilasciate ieri da de Magistris a Radio Crc: «È inusuale e finanche grave che non ci sia un’interlocuzione da parte del presidente del Consiglio con la città più grande, importante e storicamente più significativa del Mezzogiorno - ha sottolineato l’ex pm - Abbiamo appreso dalla stampa che sarà al San Carlo. Vediamo se da qui a lunedì ci saranno dei segnali. È anomalo che non ritenga di impiegare 20 minuti della sua giornata per una città che si sta riscattando da sola e che, a differenza della politica nazionale, governa con le mani pulite». Terreno dello scontro resta sempre il nodo Bagnoli, su cui peraltro ieri si è registrata una novità importante, ovvero la nomina, da parte del Tribunale di Napoli, del perito (il geologo di Treviso Claudio Galli) che dovrà analizzare le carte delle attività di bonifica finora effettuate per poi tirare le somme e stabilire se siano state commesse eventuali irregolarità. Su Bagnoli Renzi e de Magistris restano a distanze siderali, ma un colloquio tra i due potrebbe gettare le basi per un riavvicinamento.
Del resto la posta in gioco è alta. Sì, perché la collaborazione istituzionale aiuterebbe senz’altro a superare gli ostacoli di un cammino tortuoso, qual è quello per il recupero dell’area occidentale di Napoli, e ad accelerare al massimo sulle procedure burocratiche, talmente complesse da richiedere per forza di cose un gioco di squadra. A prescindere da quale sarà l’epilogo della vicenda, il governo ha comunque riaffermato più volte l’impegno per Napoli e per la Campania, emerso anche dal confronto costante tra Renzi e il presidente della Regione Vincenzo De Luca che, nei mesi scorsi, ha chiesto e ottenuto da Roma fondi per le bonifiche e per la rimozione delle ecoballe e rassicurazioni sul riequilibrio del fondo sanitario nazionale, mentre sta per incassare un’anticipazione di liquidità per azzerare i vecchi debiti dell’Eav Holding, la società di trasporto su ferro della Regione.
E poi ci sono le visite sul territorio che hanno avuto come protagonista il presidente del Consiglio. In due anni e mezzo, da quando è a Palazzo Chigi, Renzi ha fatto tappa in Campania dieci volte. A Pompei, Salerno, Caserta, Napoli. Più di Berlusconi e degli altri premier. La decima visita, a metà luglio, per celebrare un’eccellenza: l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli. In quell’occasione il presidente del Consiglio era tornato sulla querelle Bagnoli difendendo l’operazione voluta dal suo governo: «L’investimento avviato non è un tentativo di ripulire Bagnoli o di fare campi sportivi, li hanno già fatti e hanno buttato 350 milioni. L’obiettivo è fare di queste aree luoghi di richiamo internazionale di grande forza». Napoli, aveva aggiunto, «è capitale del futuro, a condizione che ci creda e che ci credano gli abitanti di questo territorio, che si possa investire in modo strategico e non solo saltuario». Un riferimento, evidentemente, sia alla scommessa di Bagnoli che a quella della zona orientale di Napoli, dove nel polo di Ingegneria della Federico II stanno per arrivare i programmatori di Apple per formare giovani talenti. Che poi queste sfide vengano affrontate in un clima di sinergia e di concordia istituzionale è naturalmente tutto da vedere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino