Napoli, i soldi dei turisti usati dal Comune per i parafulmini

Napoli, i soldi dei turisti usati dal Comune per i parafulmini
Se vi dicessimo che c'è un filo rosso capace di unire gli asili nido di Ponticelli, il parafulmini del Maschio Angioino, una villa sotto sequestro ai Camaldoli e la...

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Se vi dicessimo che c'è un filo rosso capace di unire gli asili nido di Ponticelli, il parafulmini del Maschio Angioino, una villa sotto sequestro ai Camaldoli e la scuola di alta formazione teatrale del teatro Stabile di Napoli, voi pensereste che non è possibile, che questi luoghi non hanno nulla in comune. E sbagliereste. Perché il filo rosso che collega quelli ed altre decine di luoghi della città di Napoli esiste: si chiama imposta di soggiorno.


Si tratta dalla cifra che tutti i turisti in visita a Napoli sono chiamati a pagare per ogni notte trascorsa in città: si va dai 4,50 euro per i cinque stelle ai due euro per i Bed and Breakfast. A partire da lunedì prossimo queste somme sono destinate ad aumentare: 50 centesimi in più per ogni notte trascorsa a Napoli, così il Comune fa cassa. 

Ma come vengono usati i denari versati dai turisti? Seguiteci e capirete perché abbiamo parlato di asili nido di periferia, ville sotto sequestro e parafulmini da riparare.
 
La maggior parte del denaro incassato con l'imposta di soggiorno viene destinato alla cura del verde pubblico. Poco più di due milioni su ordine della Direzione Centrale Patrimonio, più un milione e mezzo versato alla Napoli Servizi incaricata dalla Direzione Ambiente e tutela del mare.

Il documento con il quale si decide di sostenere con i soldi dei turisti l'ingaggio della Napoli Servizi è ricco di sorprese: la tassa di soggiorno viene utilizzata per tenere puliti i giardini di 117 asili nido e scuole, per mettere a posto 38 aiuole nei pressi di edifici di proprietà del Comune, per badare a una porzione del verde di sei cimiteri cittadini e anche per prendersi cura del prato del Casale di Padeira, una struttura sotto sequestro. Si tratta di operazioni lodevoli e giuste, ma perché effettuarle con soldi che andrebbero utilizzati per lo sviluppo del turismo?

Quel documento spiega pure che la Napoli Servizi dovrà occuparsi dell'area verde del «colonnato di piazza del Plebiscito», adesso voi ci scuserete, ma non riusciamo a identificare quel fazzoletto di verde sotto al colonnato: colpa nostra, ovviamente, siamo distratti e ce ne scusiamo.

Il 17 settembre del 2008 la Giunta si riunì, alla presenza del sindaco de Magistris, e vergò un documento nel quale chiedeva aiuto ai napoletani: non abbiamo soldi per le luminarie natalizie, che si facciano avanti aziende private e chiedano di sistemarle a loro spese, in cambio potranno usarle per farsi pubblicità. Eppure, dal documento sulle spese sostenute con l'imposta di soggiorno, risulta un investimento di 450mila euro per le luminarie. Misteri dell'Amministrazione.

È l'11 dicembre del 2018, il Servizio patrimonio Artistico lancia un sos e scrive che nell'agosto del 2016 (due anni prima, avete letto bene) una tempesta ha danneggiato il parafulmini del Maschio Angioino e bisogna intervenire con urgenza (a due anni di distanza). Così viene prelevata una manciata di soldi dal salvadanaio dell'imposta di soggiorno e viene destinato alla riparazione. Se volete i dettagli li trovate nella determinazione numero 4 della Direzione Centrale Cultura Turismo e Sport - Servizio Patrimonio artistico e Beni Culturali.

Il denaro versato dai turisti viene utilizzato anche per sostenere il teatro San Carlo con 600mila euro e, soprattutto, per il teatro Stabile di Napoli che ottiene due differenti versamenti, uno per il teatro, l'altro per la scuola di formazione dello stesso teatro, per un totale da 960mila euro, pescati dai soldi destinati alla crescita turistica della città. 

A dire la verità gli stanziamenti in favore di fondazioni, istituti e associazioni, sono tantissimi. Ribadiamo che si tratta di iniziative giuste e condivisibili, così come il denaro per il sostentamento dei teatri, ma probabilmente da portare avanti con altri fondi, per evitare di sottrarre al turismo la linfa economica necessaria a un corretto sviluppo. 

Ecco allora che arrivano i capitoli destinati alla Fondazione Premio Napoli e all'Istituto di Storia Patria ai quali vanno centomila euro a testa; alla fondazione Eduardo De Filippo che ottiene 70mila euro, all'orchestra Scarlatti che deve accontentarsi di 20mila euro e via via con finanziamenti sempre più bassi. Poi ci sono i denari investiti per le missioni fuori città dei dirigenti, del resto anche quello è turismo.


Nel frattempo gli operatori del settore protestano per l'aumento dell'imposta di soggiorno e si chiedono: quel denaro viene usato interamente per promuovere il turismo? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino