È stato ammesso nella lista dei testi presentati dalla Procura, ma come «indagato di reato connesso». Detto in parole chiare, il teste principale nella storia...
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Ma torniamo all'udienza di ieri mattina. Sono due i funzionari di polizia giudiziaria a rispondere alle domande del pm Antonella Fratello e degli avvocati di Troncone jr, i penalisti Antonio Abet e Giuseppe Perfetto.
Stando alla ricostruzione resa dagli investigatori, quella notte - era il 18 novembre scorso - ci fu un'incursione nella zona della movida di Chiaia di un gruppo di minori imparentati con famiglie camorristiche di San Giovanni a Teduccio. Almeno sei aggressori sono parenti di famiglie vicine ai Formicola di via Taverna del Ferro. Armi e atteggiamento vendicativo. Stando a quanto emerso dalla misura cautelare a carico di Giuseppe Troncone, i Formicola volevano replicare a un video circolato sui social in cui lo stesso Troncone aveva festeggiato (in un locale di provincia, lontano dai baretti) stappando oltre quaranta bottiglie di champagne. Immagini postate su facebook che alimentarono invidia da parte di quelli di via Taverna del Ferro, decisi a dimostrare la propria forza in modo violento, contro chi aveva osato rendersi protagonista di una sorta di «spacconata» poi diventata virale. Ieri dunque la prima ricostruzione in aula rispetto a quanto avvenuto a metà novembre scorso, con una serie di conferme: quelli di Fuorigrotta erano incensurati e non noti alle forze di polizia - hanno spiegato - anche se Troncone decise di uscire di casa per andare a bere qualcosa con tanto di pistola nel giubbino. Dall'altra parte, invece, il gruppo era capitanato dal rampollo del clan Formicola, che era stato fermato armato di pistola appena una settimana prima. Fermato ma non arrestato - ha confermato ieri in aula il pm della Dda - denunciato a piede libero, nonostante la resistenza, nonostante l'arma che custodiva sette giorni prima della rissa di Chiaia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino