Napoli, allo stadio Maradona maxi discarica al posto del parcheggio: «Trent’anni di attesa»

Napoli, allo stadio Maradona maxi discarica al posto del parcheggio: «Trent’anni di attesa»
Sopra, sul rettangolo verde, Osimhen, Insigne, Anguissa e il Napoli di Spalletti primo in classifica. Sotto, invece, nient’altro che macerie, siringhe appena usate dai...

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Sopra, sul rettangolo verde, Osimhen, Insigne, Anguissa e il Napoli di Spalletti primo in classifica. Sotto, invece, nient’altro che macerie, siringhe appena usate dai tossici, discariche o paludi di immondizia, resti di incendi, tetti crollati e prostituzione. Siamo sotto al Maradona, nell’enorme area del parcheggio inaugurato negli anni ’90, nell’epoca in cui Fuorigrotta si illudeva di essere rinata. Il sottopasso dell’ex San Paolo è la pancia vuota e distrutta dello stadio. È il regno dei drogati e dei fantasmi della civiltà. Non solo il parcheggio non è mai stato aperto, ma è stato murato. Come se anche la speranza di salvare la struttura avesse lasciato il ventre del Maradona. Eppure, le sale interne del parcheggio, che ieri siamo riusciti a osservare da vicino, non sembrano trovarsi nelle stesse condizioni di devastazione del sottopasso. 



La “P” di parcheggio è in bilico su una colonna grigia, a pochi metri dal cancello sbarrato, dall’immondizia che lo circonda e dalla strada murata che conduce agli stalli. Copertoni, mattoni, pezzi di water, rovi, taniche, un numero altissimo di contenitori di plastica per detersivi. Benché sia esattamente sotto lo stadio, l’area di sosta non è mai entrata in funzione per i tifosi, ma questo pezzo di città ha certamente conosciuto tempi migliori. Il parcheggio fu costruito a ridosso dei mondiali del 1990, nel contesto della maxi-ristrutturazione dell’ex San Paolo (per un costo di circa 130 miliardi di lire) che portò all’aggiunta del terzo anello (la copertura metallica di oggi). Erano i tempi in cui esisteva ancora il Palazzetto Mario Argento (oggi crollato e sostituito dal Pala Barbuto, il prefabbricato di viale Giochi del Mediterraneo, casa del Napoli Basket), gli anni d’oro di Fuorigrotta che, con l’arrivo di Bassolino e l’inaugurazione dopo poco anche della Linea 6, sembrava in procinto di diventare quel quartiere ludico da capitale europea che non è mai stato. Le stesse fermate della metro di viale Augusto, benché inaugurate, furono presto richiuse. E lo sono ancora oggi. 

Dal lato di via Cinthia, il maltempo fa rimanere sbarrata una delle corsie del sottopasso che, via stadio, porta al piazzale della Mostra d’Oltremare. Scendiamo a piedi nel tunnel, e ci basta qualche metro per constatare che il degrado del viadotto è così intenso che è difficile mettere in ordine il racconto. Prima di raggiungere il cancello del parcheggio inutilizzato, c’è una prima insenatura-discarica. Nel mezzo dell’immondizia, e nel cuore del traffico intenso di metà mattinata, un’auto si ferma qui per qualche minuto. Finita la prestazione sessuale, l’autista rimette in moto e se ne va. Oltre le sbarre del cancello del parcheggio off limits si notano mattoni caduti chissà quando. E poi le colonnine fantasma, devastate e mai entrate in funzione. Ci sono dei murales, tra gli stalli del parcheggio in disuso.

Su uno dei graffiti, infatti, si nota distintamente una siringa disegnata con bomboletta spray rossa. Il covo dei drogati, purtroppo, si è spostato pochi passi più giù, dal lato sottostante alla curva A. Qui la pancia del Maradona diventa né più né meno una «latrina»: copertoni, siringhe, coperte di clochard, ceneri di un recente rogo, calcinacci crollati dal soffitto del sottopasso, sacchi bianchi di plastica pieni di chissà cosa. E poi una fogna aperta, sul cui fondo galleggiano fango e altra immondizia. È proprio qui che si ferma un’altra macchina per un altro approccio sessuale. Il secondo in pochi minuti. Ci sarebbe anche una scaletta di tufo, non lontano da qui, che conduce direttamente allo stadio, ma è un labirinto di rovi. Insomma, la parte bassa del Maradona è l’inferno degli dèi del calcio, il contrappasso della gioia per una vittoria: il sottopasso guida la serrata classifica delle zone più degradate della città. 

Eppure, come accennato sopra, il parcheggio c’è ancora: ieri siamo riusciti a osservare internamente le sale costruite oltre trent’anni fa per essere destinate alle auto dei tifosi a un tiro di dadi dallo stadio. In sostanza, dentro al parcheggio - oltre il muro di cemento che ne impedisce l’accesso - non regna la devastazione. Il soffitto è umido, se si alza lo sguardo, ma nell’area degli stalli non c’è nessuna traccia di allagamento. Le pareti, benché scarne, non presentano crepe evidenti. Anche l’asfalto sembra aver retto all’usura tempo che passa (al contrario delle auto): il pavimento del parcheggio è liscio e privo di calcinacci. Segno del fatto che, sebbene gli antri siano stati abbandonati da decenni, almeno nelle ampie zone che abbiamo monitorato non c’è stato nessun crollo murario. Né oggi, né negli anni passati. Tirando le somme, il parcheggio dell’ex San Paolo, a oggi, è una caverna segreta, circondata dal degrado più assoluto, ma non è a pezzi. 

Lo stadio di Napoli e del Napoli capolista è oggi una vecchia statua fragile (il sottopasso devastato, le pareti interne e la muratura screpolata degli spalti) con un cappello nuovo (la pista di atletica, i tornelli, i bagni e i sediolini rifatti). Il Maradona, ricalcando la parabola del D10s di cui porta il nome, sembra insomma raccontare quanto gloria e disgrazia siano spesso aggrovigliate.

Tornando al parcheggio: esiste, lo sanno tutti in zona, ma è come un fantasma sotterraneo, una leggenda che nessuno ha mai verificato. «Qua sotto è tutto vuoto - sospira Salvatore Imparato, benzinaio che lavora a tre passi dal San Paolo - C’è il parcheggio, risale Italia ’90: tutto pronto. Sappiamo che è finito ma non sappiamo che c’è esattamente qua sotto. Posso solo dirle che quando passa il pullman qua vibra tutto». Il risultato della mancata entrata in servizio del parcheggio dell’ex San Paolo è sotto gli occhi di tutti da decenni. Nel pre-partita, quando il Napoli scende in campo a Fuorigrotta, i viali intorno allo stadio diventano un’enorme area parcheggio in cui vigono le solite regole dell’anarchica. Chi non trova posto sul marciapiede, è costretto a pagare anche 10 euro nei parcheggi di via Terracina o di via Cinthia per 90 minuti di sosta (in zone, oltretutto, non proprio vicinissime al Maradona).

Tariffa bloccata, in sostanza, con l’omaggio di una bottiglietta d’«acqua», come ha scritto sul suo frigorifero, poco prima dell’ultimo Napoli-Cagliari, qualche parcheggiatore di zona che non professa l’ortografia. Un costo che, aggiunto al trasporto pubblico che latita (vedi la chiusura delle stazioni della Linea 6), almeno in parte spiega gli spalti non certo gremiti di questa prima stagione calcistica post-Covid, in cui la crisi economico-pandemica ha svuotato molti portafogli. «Nel 2011, quando sono arrivato in zona stadio - conclude l’edicolante Nicola Grisanti - Il parcheggio era già murato. Qui ogni volta che piove chiude tutto il sottopasso: si allaga ovunque. Pare che ci siano stati dei problemi alle pompe. Almeno, però, all’esterno dello stadio, in superficie, in questo periodo la pulizia funziona».

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Il Mattino