Napoli, terrore in piazza Mercato: proiettile nel letto durante una stesa

Napoli, terrore in piazza Mercato: proiettile nel letto durante una stesa
La signora Carmela s’è svegliata poco prima delle quattro del mattino. Ha sentito un rumore forte provenire dalla strada, l’ha sentito forte perché abita...

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La signora Carmela s’è svegliata poco prima delle quattro del mattino. Ha sentito un rumore forte provenire dalla strada, l’ha sentito forte perché abita al primo piano. Il marito Vincenzo s’è alzato subito dal letto ed è andato ad affacciarsi dalla cucina, lei è rimasta tra le lenzuola ma ha sentito qualcosa che le bruciava vicino alla gamba sinistra: ha allungato la mano e ha scoperto di avere un proiettile al centro del letto matrimoniale.


Traversa Rua Francesca è un vicoletto alle spalle del Mercato, verso il Duomo: ufficialmente appartiene al quartiere Pendino. Poco prima dell’alba di ieri sono passate delle moto, almeno due, e hanno iniziato a sparare verso l’alto. Due proiettili sono entrati nella casa della famiglia Esposito: marito, moglie e tre figli, due dei quali vivono in quella casa. Il primo colpo s’è conficcato nel soffitto della cucina bella e ordinata, il secondo ha forato il vetro e l’imposta di legno della camera da letto, è andato a colpire il soffitto della stanza per poi arrivare, fortunatamente senza più grande potenza, al centro del letto matrimoniale di Vincenzo e Carmela.
 
Si tratta di una «stesa», una dimostrazione di forza della malavita che in questo modo afferma il predominio su un territorio. Nessun messaggio camorristico lanciato direttamente alla famiglia che abita nella casa raggiunta dai colpi di pistola: «Siamo persone perbene - dice, sfatto, papà Vincenzo - lontanissimi dalla malavita. Non abbiamo mai nemmeno litigato con qualcuno: impossibile che sia un messaggio rivolto specificamente a noi».

Dopo aver trovato il proiettile nel letto, la signora Carmela è corsa nella stanza di fianco, la cucina dove il marito era attonito: anche lì un vetro perforato da una pallottola che s’era andata a conficcare nel soffitto. Immediata la chiamata alle forze dell’ordine: altrettanto immediato l’arrivo di una gazzella dei carabinieri. Sono state raccolte le parole dei coniugi, sono stati raccolti i reperti per avviarli a una perizia balistica, s’è immediatamente compreso che si tratta di una stesa: il territorio è conteso tra i Caldarelli delle Case Nuove e gli storici Mazzarella, ma non è escluso che la prova di forza a suon di pistolettate possa essere giunta da un nuovo gruppo di giovani emergenti e violenti. Oltre ai due colpi che hanno raggiunto casa Esposito, ne sono stati repertati almeno altri due sparati nelle immediate vicinanze. Ovviamente zero telecamere a riprendere le strade in quella zona e difficoltà immense a reperire testimonianze.

Scoprire chi è stato sarà difficile. Nel frattempo, però, la signora Carmela continua ad aver paura.

Prepara il caffè nella cucina col vetro perforato dal proiettile mantenuto dallo scotch da imballaggio. Sorride solo in due momenti, quando parla dei suoi tre figli, tutti adulti e tutti proiettati nella vita con tenacia e forza di volontà, e quando dice «io amo la mia città. Napoli non è quella che ha sparato dentro la mia casa alle quattro del mattino: Napoli è una culla di bellezza abitata da tantissime persone perbene. Perciò non dobbiamo abituarci al male ma dobbiamo contrastarlo, resistere».

Non sono parole «di guerra», ché la signora Carmela non ha l’aria belligerante di chi sfida la camorra; è quasi un appello alla città che non deve abbassare la guardia e non deve considerare normale una sparatoria nel cuore della notte con un proiettile che ti finisce dentro al letto: «Come deve descrivere il mio stato d’animo? - si volta con un sorriso amaro - ho paura, tanta paura. Vuol sapere se desidero scappare da questo posto e dalla mia città? Le rispondo di no, le risponderò mille volte che non voglio scappare perché sono convinta che le persone perbene rappresentano un argine al dilagare del malaffare».


Quando i carabinieri sono andati via da casa era quasi l’alba. Carmela è cardiopatica e ha iniziato a sentirsi male: il marito l’ha portata di corsa in ospedale dove avrebbero voluto trattenerla per controlli. Lei ha firmato per andare via, per tornare nella sua casa dove Lucas, un cagnone grande e grosso che ha tremato tutta la notte, l’aspettava con ansia: «Volevo tornare subito qui... noi non scappiamo. Resistiamoa Napoli. Per Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino