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Non poteva esserci sede più adatta del Consiglio regionale per ospitare il confronto di ieri tra istituzioni e studenti. La sala è intitolata a Giancarlo Siani e il tema è quello del contrasto alla camorra. Sono stati gli stessi ragazzi, in Regione, a invocare «più modelli sociali positivi per migliorare i contesti sociali anche per bilanciare i modelli negativi di fiction e serie tv come “Gomorra” e “Mare Fuori”». L’incontro è stato l’atto conclusivo della seconda edizione del questionario “Mobilitiamoci contro la camorra”, realizzato tra circa 10mila studenti di 28 istituti tra Napoli e provincia (dall’Umberto a Chiaia al Braucci di Caivano). L’operazione, coordinata dalla docente Ines Barone, è stata portata avanti grazie all’assessore regionale all’Istruzione Lucia Fortini con la consigliera regionale Roberta Gaeta, il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Borrelli, Il Mattino - presente con il capocronista Gerardo Ausiello - e la Radiazza di Gianni Simioli in onda su Radio Marte. Le statistiche del sondaggio sono in chiaroscuro: ben 500 giovani dichiarano di girare con un coltello in tasca e quasi il 30% non ritiene che l’omertà sia da condannare. Più incoraggiante la risposta sulla patria potestà: il 72,9% degli intervistati è favorevole a toglierla ai genitori camorristi.
I giovani
Come si fa a rendere Ciro l’Immortale meno pop di Giancarlo Siani? Come si invogliano i giovani a vedere la bellezza del bene? Queste le domande del dibattito, e la risposta non può che arrivare dai ragazzi. «Ho denunciato mio padre che stava con la criminalità organizzata», dice uno studente nella sua coraggiosa testimonianza. «Perché ci attirano Mare Fuori o Gomorra più che altri modelli? - si interroga Francesco Barra del Braucci di Caivano - Perché queste fiction ci avvicinano al mondo che viviamo: personaggi pieni di tatuaggi, il sopracciglio tagliato: sono immagini molto vicine alla nostra quotidianità. Ci fanno sentire che possiamo essere dei supereroi, anche se nella fiction molte cose sono inventate. Nella nostra realtà figura molto di più un detenuto di “Mare Fuori” anziché Virginia Woolf. Ci servono modelli migliori». «Più c’è legalità, più c’è inclusione», osserva Antonio Sessa del Viviani. Tra gli altri si sono confrontati con le istituzioni Vincenzo Pellino e Mario Paciello dell’Istituto Tecnico Elia di Castellammare, Carlotta Capotorto del Liceo Torricelli di Somma Vesuviana, Marco Ponticelli del Liceo Scientifico De Carlo di Giugliano.
Gli obiettivi
Oltre ai nomi già citati, in Sala Siani ieri c’erano anche l’assessore regionale alla Legalità Mario Morcone e il presidente di Radio Marte Vincenzo De Cupis. «Non abbiamo bisogno di misure spot sul modello Caivano, ma di interventi continuativi, programmati e con risorse dedicate ai ragazzi - argomenta Gaeta - Il questionario è un confronto importante, che ci dà la possibilità di comprendere il livello di consapevolezza dei ragazzi rispetto al fenomeno della criminalità organizzata, della microdelinquenza e delle ecomafie.
Le proposte
«I giornali hanno ancora la forza di incidere - sottolinea Ausiello - Il Mattino ha realizzato campagne di stampa concrete e ottenuto risultati come la rimozione di murales e altarini dedicati a boss di camorra e affiliati, avvenuta dopo decine di articoli, commenti e interviste pubblicate sul nostro quotidiano. È importante fare rete. In questo senso si potrebbe dedicare una pagina del Mattino alle riflessioni degli studenti, come facciamo con i detenuti». «Bisogna creare una nuova associazione studentesca anticamorra, a partire dal questionario - spiega Borrelli - E poi si deve ripartire dalle famiglie per salvare i ragazzi che vivono in contesti difficili. Solo un terzo degli intervistati sa cosa siano le ecomafie, e sconcerta che l’omertà sia protetta dal 30% di loro. I social hanno amplificato l’esaltazione e l’omaggio alla criminalità. Su Tik-tok c’è un 90% di omaggi a delinquenti e solo il 10% dedicati agli eroi, come don Riboldi», l’ex vescovo anticamorra di Acerra, raccontato nel libro-inchiesta scritto da Pietro Perone, “Il coraggio tradito”.
Il questionario
A riassumere i dati del sondaggio - pubblicati a febbraio in anteprima su queste pagine - è la coordinatrice Barone con Gaeta: «Dati positivi e qualche ombra. Il 65% non si renderebbe disponibile a partecipare a un Comitato scolastico anti-camorra, ma in 3500 sono pronti ad attivarsi. Un piccolo grande “esercito del bene”. I ragazzi chiedono più ascolto agli adulti: se in 500 hanno ammesso di girare armati, il problema cresce in modo preoccupante». Le scuole partecipanti al progetto sono state il liceo Cantone di Pomigliano d’Arco, il liceo Pacioli di Sant’Anastasia, l’Ettore Torricelli di Somma Vesuviana, il Brunelleschi di Afragola, l’Umberto I di Napoli, il Braucci di Caivano, il Flacco di Portici, il De Carlo di Giugliano, il Francesco Durante di Frattamaggiore, l’alberghiero Ippolito Cavalcanti di San Giovanni, l’Iti Renato Elia e l’alberghiero Viviani di Castellamare, l’istituto superiore Munari di Acerra, l’istituto statale Bernini De Sanctis di Napoli, il liceo Diaz di Ottaviano, l’Iis Einaudi-Giordano di San Giuseppe Vesuviano, il Carducci di Nola, l’Isis Vittorio Veneto di Scampia, L’Iis Siani di Casalnuovo, l’Iis Ferrari di Castellamare, l’Istituto superiore Striano di Terzigno, il liceo Severi di Castellamare, il Matilde Serao di Pomigliano d’Arco, l’Iis Ferrari di Castellammare, l’istituto tecnico Rossi-Doria di Marigliano, l’Isis Pertini di Afragola, il liceo Don Milani, l’istituto tecnico industriale Da Vinci. Per finire: i ragazzi della IV A del Pacioli, coordinati dalla dirigente Rosalba Sorrentino e dal professore Giuseppe Fiordoro, hanno scritto tre parole su una t-shirt bianconera. Tante grafie e colori, ma un solo messaggio: «Io non odio». Ripartiamo da qui: non può esistere frase più importante di questa.
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