Tari Napoli, stangata sulla tassa rifiuti: aumenti fino a 300 euro

Rincari del 20% a partire dal 2024: aggiornamento indispensabile perché salgono i costi di smaltimento

La simulazione dei rincari
Da 80 fino a 300 euro a tanto ammontano gli aumenti della Tari - la Tassa per il servizio rifiuti - varati dal Comune. Le simulazioni sono state realizzate dall’ufficio...

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Da 80 fino a 300 euro a tanto ammontano gli aumenti della Tari - la Tassa per il servizio rifiuti - varati dal Comune. Le simulazioni sono state realizzate dall’ufficio studi dell’Unione giovani commercialisti di Napoli con Luigi Passante e Guido Spiniello. Le cifre cambiano in rapporto a una serie di parametri, i due principali sono le differenze tra utenze domestiche e quelle commerciali. E la differenza di metratura e di vani.

Una inattesa stangata che ha colto di sorpresa la città. «Ma è un obbligo di legge - fanno sapere da Palazzo San Giacomo - perché l’aggiornamento delle tariffe non è stato fatto a partire dal 2019 e sono aumentati i costi di smaltimento». Tant’è, oltre la Tari, è aumentata anche la tassa di soggiorno dello 0,50 ed è stata introdotta la tassa di imbarco formalmente.

Ma qui c’è in ballo una partita che vede il Comune impegnato in una doppia vertenza: da un lato con la Gesac che gestisce l’aeroporto di Capodichino e dall’altro con il Governo. La Gesac non vorrebbe pagarla per i prossimi due anni e chiede una sospensione. Palazzo San Giacomo ha chiesto al Governo di coprire i mancati incassi che ammontano per il biennio in questione a 40 milioni. Trattativa in corso ma molto complicata. Va chiarito che comunque tassa di soggiorno e tassa di imbarco non sono a carico dei napoletani ma dei turisti e di chi arriva in città in aereo. In questo contesto arriva la stangata sui rifiuti.



Un aumento della tassa rifiuti medio del 20% per arrivare a coprire il costo complessivo del servizio che è di 253 milioni. Mancano per coprire questa cifra almeno una ventina di milioni. I motivi dell’aumento sono dunque molteplici. A iniziare dal costo per lo smaltimento dei rifiuti schizzato in alto perché i rifiuti napoletani viaggiano in navi e treni non essendoci impianti di trattamento in città. Poi un’evasione da record: la tassa sui rifiuti ha una riscossione che si attesta sul 38%, la pagano meno di 4 napoletani su 10 e la perdita è di 770 milioni solo negli ultimi 10 anni. Ultimo motivo - ma non per importanza dell’aumento - è legato a una operazione della giunta guidata dal sindaco Gaetano Manfredi che ha dovuto mettere mano - anche questo è un obbligo di legge - alla “ripulitura” dell’anagrafe dei contribuenti Tari. Non si faceva da almeno 4 anni e dalla ripulitura sono venute fuori due criticità: l’anagrafe era piena di defunti che andavano depennati. E in seconda battuta molte persone e titolari di esercizi commerciali hanno cambiato residenza. E poiché a Napoli quando si affitta un negozio o lo si compra - e la stessa cosa vale per le case - non c’è contestualmente all’ingresso nell’immobile la dichiarazione per pagare la Tari. Questo non trascurabile particolare ha scatenato un fenomeno soprattutto tra le utenze commerciali, cioè negozi che chiudevano e riaprivano magari sulla stessa strada senza mai fare la dichiarazione Tari e di conseguenza sconosciuti all’anagrafe Tari, nella sostanza evasori a tutti gli effetti. non pagano la Tari perché sconosciuti. Basti pensare che per sono registrati all’anagrafe solo 60mila esercizi commerciali mentre sono almeno il doppio. 

La Giunta ha approvato gli aumenti che vanno in vigore dal primo luglio. «Le tariffe attuali - si legge in una nota - risalgono al 2019 e, dal confronto con quelle applicate nelle altre città capoluogo risulta un carico impositivo medio più basso. Inoltre, se l’incremento dei flussi turistici da un lato produce reddito, dall’altro aumenta il fabbisogno dei servizi di accoglienza, di decoro ed il miglioramento dei servizi pubblici». L’assessora al Turismo Teresa Armato però ha proposto ed è stato approvato dalla giunta una delibera di indirizzo. «Abbiamo scelto di destinare - dice la Armato - almeno il 50% dei proventi della tassa di soggiorno agli interventi in materia di turismo, nonché al miglioramento dei servizi pubblici locali con l’impegno a non apportare ulteriori incrementi fino al 2025». 

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Il Mattino