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In sala c’era il sindaco Gaetano Manfredi, ma anche investitori nazionali ed internazionali, compresa la dirigenza di Unicredit, main sponsor del teatro. Sul palco una diva di casa come Maria Agresta, sola soletta, o quasi: il coro, che avrebbe dovuto farle molta compagnia in un programma previsto di melodie marinare, non c’era. Bloccato dallo sciopero, il secondo in pochi giorni, indetto dai sindacati che ieri, tra l’altro, hanno anche tenuto un’assemblea piuttosto accesa.
«Mi dispiace enormemente, in questo spettacolo il coro è fondamentale. Eppure capisco i lavoratori», ha dichiarato Mosè Luis Basso che doveva dirigere l’ensemble, all’ingresso del teatro, mentre sciamava il pubblico - era sold out - e alcuni rappresentanti dei sindacati distribuivano volantini per informarli della situazione che avrebbero trovato dentro. «Mi aspettavate insieme a qualcun altro, mi spiace dover essere sola ma proverò comunque farvi assistere a un bel concerto». ha detto la Agresta suscitando gli applausi degli spettatori, anche per il suo unico accompagnatore, il pianista Roberto Moreschi, che non fa parte dell’organico dell’orchestra del San Carlo.
Il soprano salernitano ha attraversato il repertorio di canzoni partenopee a tema marino con grazia, da «Michelemma’» a «Torna a Surriento», da «Barcarola» a «La procidana», ma dovendo inevitabilmente rinunciare a gran parte del programma, non eseguibile senza il coro. L’agitazione era ampiamente annunciata. Ieri pomeriggio si è tenuta una riunione tra le parti sindacali e circa 200 unità di personale dell’ente lirico. Si è discusso del nuovo sciopero, confermato dopo una discussione tesa.
«È inaccettabile che non vengano mantenuti gli impegni assunti con le parti sociali circa la pianta organica, le stabilizzazioni, il precariato e il documento ricognitivo» il commento Alessandra Tommasini della Cgil: «Ai lavoratori, che sono il cuore pulsante del teatro, vanno riconosciute le giuste rivendicazioni». Nel mirino dell’agitazione anche il sindaco che martedì ha fatto saltare una riunione con i sindacati perché non intendeva incontrare le rsu del teatro, ma solo i segretari sindacali. I due scioperi proclamati, i due concerti portati comunque a termine, non hanno certo rasserenato gli animi. Dall’assemblea sindacale è emerso la denuncia che 15 contratti orchestrali a tempo determinato sarebbero saltati un giorno prima della firma, a molti è suonata come una ritorsione dopo il primo sciopero, quello che ha lasciato senza orchestra Nadine Sierra e Pretty Yende.
Nella giornata caotica di un San Carlo che non meriterebbe queste ambesce si è fatto sentire anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Ad alcuni precari del teatro che gli chiedevano cosa ne sarebbe stato di loro ha detto: «Dovreste chiedere a chi ha fatto le promesse senza avere i soldi». Sullo sfondo resta l’affaire Lissner-Fuortes. Il primo, sovrintendente pensionato per decreto dall’1 giugno, non parla e attende. Dal ministero della cultura si smentisce la ventilata incostituzionalità di una norma del decreto e si ostenta tranquillità, ma il tempo passa, mancano solo otto giorni al «pensionamento» del sovrintendente francese. E non circolano altri nomi per sostituirlo se non quello dell’ex amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes, che ripete di «non essere interessato a queste condizioni». E a questo proposito sul decreto Fondazioni liriche la Camera non dà giudizio di costituzionalità ma - fa sapere - si richiama alla giurisprudenza costituzionale «per la valutazione di competenza degli organi parlamentari, secondo una metodologia di lavoro e redazionale adottata in via sistematica, per tutti i prodotti di documentazione sui provvedimenti all’esame della Camera».
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