L'ufficio è piccolo e pieno di luce. Le pareti sono di vetro e affacciano direttamente sulla piscina della Mostra d'Oltremare. «Da qui vedrò la...
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Ma non c'è fatalismo, nel quartier generale di Fuorigrotta dei Giochi Universitari. Semmai lungo gli enormi corridoi luminosi e battuti dall'aria condizionata si respira l'aria febbrile del grande evento.
Un enorme open space, televisori, telefoni, scrivanie, e tanti giovani. «Abbiamo 5mila persone al lavoro - dice Basile, mentre fa strada lungo la struttura - La soddisfazione più grande è aver formato, per questa esperienza, un vero gruppo che acquisisce una competenza per l'organizzazione di grandi eventi. In Italia non sono in tanti a poterla vantare». Tutto è pronto, pare. Nei viali della Mostra batte un sole cattivissimo ma gli addetti corrono da parte a parte. Un uomo con i capelli bianchi dall'accento torinese blocca Basile e gli dice che c'è un problema con le bandiere. Al padiglione del tiro a segno, due guardie giurate rigorose non fanno passare nemmeno il commissario. «Bravi», dice Basile. Ma poi insiste e si riesce a dare uno sguardo. «La cosa più difficile? Comprare gli attrezzi sportivi. I materiali per la ginnastica artistica, i trampolini per i tuffi. Ci sono cose che si producono solo all'estero. Vallo a spiegare a un'azienda cinese che deve partecipare a una gara d'appalto: cauzioni, marche da bollo, capitolati. Un dramma». Sorride, Basile, alla fine di ogni frase. Tira un sospiro di sollievo. Ce l'ha fatta. «Aspettiamo almeno l'inaugurazione», si schernisce, Ma poi lo ammette anche lui, questo ingegnere di Avellino, 50 anni, sposato, due figli, un passato da arbitro di calcio. «Ce l'abbiamo fatta, sì. Quando sono diventato direttore generale dell'Agenzia regionale Universiadi, nel 2016, faticavamo a far capire agli interlocutori di cosa parlassimo. Le Universiadi? Che sono? Abbiamo girato un po' a vuoto ma solo perché non si coglieva la portata dell'evento, il suo potenziale».
A vuoto, in realtà, si è girato a lungo. Alla fine del 2017 non era partito alcun cantiere e nessun appalto. Il 6 febbraio del 2018 è stato nominato un commissario straordinario, Luisa Latella. Comincia una disputa tra Regione e Comune di Napoli sull'idea di quest'ultimo di allestire alla Mostra d'Oltremare il villaggio degli atleti: 4mila casette prefabbricate. «Una roba mostruosa - dice Basile - che non avrei firmato neppure come direttore generale. La situazione si era paralizzata. Nel luglio 2018 eravamo fermi. È balenata l'idea di chiedere uno slittamento al 2021. Situazione disperata». Ma Napoli e la Campania, con un rinvio, si sarebbero riempite di vergogna. Una figuraccia internazionale. Proviamo a stare nei tempi? Proviamo. L'incarico, con decreto del governo, passa a Basile. Diventa commissario straordinario e comincia la corsa. «A fine agosto del 2018 eravamo senza villaggio e a zero. Sono ripartito dal progetto originario presentato a Losanna. Due segreti: non impianti nuovi ma riqualificazione dell'esistente con coinvolgimento dei territori campani, e villaggio su due navi nel golfo di Napoli. Due scelte vincenti». A novembre tutti i cantieri aperti e tutti i contratti chiusi: le due navi individuate, il nodo villaggio sciolto, i lavori al San Paolo partiti, accordi firmati con 18 federazioni. «A quel punto, prima di Natale - ricorda Basile - ho pensato che potevamo farcela. A gennaio è cominciata la seconda fase: avviate le strutture, rimanevano i servizi. È stato ancora più difficile. La Campania ha un problema su questo fronte: logistica, trasporti, e soprattutto la spaventosa burocrazia per l'acquisto delle attrezzature. Ho trovato grandissima collaborazione nelle università, forse perché anche io provengo da quell'ambiente visto che sono stato per 20 anni dirigente tecnico a Fisciano».
E la paura di firmare? Il blocco del dirigente? E la corruzione? E la camorra? A guardare gli occhi sereni di Basile sembra che abbia lavorato a Vienna. «Ho la coscienza pulita, naturalmente, quindi sono sereno. Non ho avuto pressioni. Ho trovato grandissima collaborazione nel presidente Cantone, dell'Anac, con cui abbiamo lavorato a strettissimo contatto. Pur potendo procedere a deroghe abbiamo fatto solo gare ordinarie. Nessuna forzatura. Poi, certo, abbiamo cantieri aperti in molti comuni. Non posso sapere tutto di tutti. Ma noi siamo tranquilli, siamo stati al tempo stesso concreti e trasparenti». Camminando nei viali della Mostra, Basile indica i padiglioni, una fontana spenta, un edificio abbandonato. «È un peccato - dice - noi siamo rimasti qui anche simbolicamente. Stiamo riqualificando decine di impianti. Ma poi che fine faranno? Questo è un cruccio». Il commissario si ferma a parlare con gli operai, con i carabinieri, guarda l'orologio e programma i prossimi incontri. «Stamattina sono stato dal sovrintendente di Caserta, la Reggia sarà un fiore all'occhiello - racconta - Nel pomeriggio nell'ex base Nato di Bagnoli, poi l'inaugurazione del villaggio. Ho incontrato uno a uno tutti i sindaci, tutte le federazioni. Il segreto forse è stato questo: coinvolgere tutti. Grande impegno del presidente De Luca. E sostegno anche dal Comune di Napoli. Alla fine è bastato far girare il meccanismo sul positivo. A un certo punto si è illuminata la possibilità: vuoi vedere che è un grande evento? Vuoi vedere che ce la facciamo? È stato quello il punto di svolta: la modifica della percezione». L'uomo che ha salvato le Universiadi a Napoli. Sorride, Basile: orgoglio e cautela. L'ambizione politica non manca: riflette su un possibile sì al sindaco Festa di Avellino per l'assessorato ai Lavori pubblici. Una prova per un salto più importante? Guai a parlargli di Beppe Sala a Milano: da capo dell'Expo a sindaco. «Per carità - si agita il commissario - Vediamo di passare questa inaugurazione in grazia di Dio. Forse era meglio farla dopo questa chiacchierata». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino